Le origini della "mala" veloce e armata

Così l'Alfa Romeo Giulia è diventata il simbolo del bene e del male, nella realtà come al cinema

Le origini della "mala" veloce e armata
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Milano, 15 aprile 1964, quattro e mezza del pomeriggio. Montenapoleone è il salotto buono, quello dove i benestanti e gli stranieri in città per la fiera campionaria si ritrovano per lo shopping. Sicuramente nessuno di loro ha fatto caso a quell'auto che proviene da via Manzoni a velocità da passeggio; giunta all'altezza di via Verri si ferma all'improvviso con le ruote sul marciapiede, quasi come se il conducente ne avesse perso il controllo. Una seconda e una terza vettura, a poca distanza, accostano all'altezza del civico 12. Una quarta inchioda repentinamente e si intraversa a una ventina di metri da loro. Quattro auto, tutte Alfa Romeo, tutte nuovissime Giulia, due bianche, due grigie. La prima e l'ultima bloccano il traffico mentre dalle altre, seguendo uno schema già stabilito, si muove un commando di sette-otto uomini travisati e con armi in pugno. I passanti si rifugiano dove possono: non sanno ancora che stanno per diventare i testimoni di quella che passerà alla storia come la rapina del secolo della Banda dei Marsigliesi. Milano non è ancora abituata a questo genere di violenza; è un fenomeno che caratterizzerà più il decennio a seguire, con la recrudescenza di una criminalità - la Lìgera- sempre più impattante e vorace, alimentata da un sottobosco urbano che trae linfa da rapine e scippi, così come da un nuovo e fiorente mercato: quello del crack e dell'eroina. Questo primo episodio diventa presto un cliché. Ma perché le Giulia? Cos'ha quell'auto di tanto particolare? La «figlia del vento» è la più agile, la più scattante! Rappresenta il nuovo corso dell'Alfa Romeo che, con il trasferimento dal Portello ad Arese, abbandona l'impostazione tecnica proposta con le vetture degli anni Sessanta offrendosi a una nascente borghesia come occasione di libertà.

Impareggiabile tra le curve, veloce sul rettilineo, polizia e carabinieri decidono di arruolarla sull'onda della crescente necessità di contrastare la mala. Così, inconsapevolmente, la Giulia diventa uno strumento di lotta - finalmente ad armi pari - tra il bene e il male, tra inseguitori e inseguiti. Milano Calibro 9, non è solo un film.

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