Dopo il blitz dei Nas, al Civico cambiano le procedure di ricovero

Il blitz dei Nas dei giorni scorsi ha portato alla luce un sistema di truffe per l'azienda ospedaliera. Cambia la procedura per i ricoveri programmati

Dopo il blitz dei Nas, al Civico cambiano le procedure di ricovero

Corrono ai ripari i dirigenti dell'ospedale Civico di Palermo dopo il blitz dei Nas che ha portato all'arresto di Natale Francaviglia, direttore dell'unità di Neurochirurgia, di due infermieri e di un agente di commercio. La delibera pubblicata prevede una nuova procedura per i ricoveri programmati. Anche se la direzione garantisce che l'atto, firmato il giorno stesso, era in cantiere da mesi.

Le nuove regole prevedono che a gestire gli elenchi sarà l’accettazione medica al quale arriveranno i moduli dai singoli reparti. Dopo la tappa al centro unico di prenotazione e la visita ambulatoriale ogni medico infatti compilerà alcuni documenti inserendo dei criteri di priorità e attribuirà al paziente un codice che gli consentirà, una volta ricevuta la telefonata dall’ospedale, di usufruire delle prestazioni sanitarie con tempi diversi: A (30 giorni), B (60 giorni), C (180 giorni), D (12 mesi).

Le indagini, coordinate dalla procura della Repubblica di Palermo e condotte dal Nas del capoluogo, con servizi di osservazione e pedinamento, ispezioni ed anche attraverso intercettazione, hanno permesso di scoprire un’articolata organizzazione finalizzata a perpetrare truffe ai danni del servizio sanitario regionale, mediante la falsificazione di documenti e registri di carico e scarico del materiale protesico utilizzato negli interventi di chirurgia cranica e della colonna vertebrale, in particolare dichiarando l’uso di dispositivi medici in numero notevolmente superiore rispetto a quello realmente impiantato sui pazienti nel corso degli interventi chirurgici. Francaviglia, con la collaborazione di altri medici ed infermieri della sua unità operativa, faceva bypassare ai propri pazienti privati, paganti, le liste d’attesa per gli interventi chirurgici, facendoli figurare come se avessero seguito le normali procedure istituzionali di ricovero. Ma non solo. Perché l'inchiesta dei Nas della Procura si è focalizzata anche su un presunto meccanismo che avrebbe portato l’azienda a spendere più di quanto necessario per rimpiazzare dal "conto deposito" le protesi di volta in volta utilizzate in sala operatoria.

Sulla vicenda sono intervenuti i sindacati. Secondo Anaao Assomed, Cimo, Uil e Ussmo il caso Francaviglia è solo la punta dell’iceberg. "Questa vicenda da un senso proprio alle recenti denunce della Cimo sulla scelta dell’attuale direzione generale di mantenere in servizio a titolo gratuito primari già pensionati ed altri che sono in prossimità di conferma "gratuita" (tra cui lo stesso Francaviglia). Abbiamo stigmatizzato con forza la scelta dell’attuale direzione generale di mantenere al loro posto vecchi primari garanti di un sistema che vede l’uso della res pubblica a fini privatistici e particolari, impedendo di fatto un reale rinnovamento ma anche permettendo che si calpestassero i diritti di dirigenti medici che a norma di legge e di contratto sarebbero potuti subentrare".

"Manifestiamo tutto il nostro sconcerto e, insieme a tutti gli operatori, abbiamo interesse che si faccia al più presto chiarezza - dicono Anaao, Assomed, Cimo, Uil Medici, Ugl Medici, Ussmo - Riteniamo sia importante segnalare che già nel recente passato, nel corso della gestione Migliore–Murè,i sindacati avevano rilevato gravi inefficienze nell’attività amministrativa ed in particolare l’assenza di controlli, anche i più elementari. Alle preoccupazioni espresse dalle organizzazioni sindacali, soprattutto sulla decentralizzazione delle liste di attesa e sui possibili comportamenti opportunistici si opponeva, da parte della direzione aziendale, un silenzio gravido di significato. E non bisogna dimenticare che tanti posti di primari risultano vacanti o assegnati al di fuori delle previsioni contrattuali o peggio con il richiamo in servizio di pensionati, privando le unità operative di una guida riconoscibile. In questo contesto di mancato governo dell’azienda è anche maturato un anomalo debito di 61 milioni di euro che, di fatto, impedirà all’Arnas di assolvere alla propria mission assistenziale, da ora e nei prossimi anni.

Siamo arrabbiati e meravigliati- concludono i sindacati- che queste vicende siano rimaste per così tanto tempo sopite e che solo ora emerga la punta dell’iceberg. Quanto dovranno ancora attendere cittadini ed operatori perché si faccia completa chiarezza? Continueremo a denunciare il malaffare e non abbiamo alcuna intenzione di abbassare la guardia".

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