Maria Falcone: "Senza ergastolo ostativo la lotta alla mafia è inutile"

Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni Falcone morto nella strage di Capaci, commenta la decisione della corte europea sull'ergastolo ostativo

Maria Falcone: "Senza ergastolo ostativo  la lotta alla mafia è inutile"

"Senza ergastolo ostativo, la lotta alla mafia è inutile". Non usa mezzi termini Maria Falcone, in una lunga intervista al quotidiano La Stampa commentandola decisione della Corte europea ​dei diritti dell'uomo di eliminare l'ergastolo ostativo. La sorella del giudice Giovanni Falcone, morto nella strage di Capaci il 23 maggio del 1992 confida di essere molto preoccupata: "Così facendo si azzerano anni di lotta ai boss. Proprio queste norme che la corte europea sta discutendo, furono introdotte dopo le stragi di Capaci in cui morirono mio fratello Giovanni insieme alla scorta e di via D'Amelio, in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e i suoi uomini. Fu un momento tragico per un Paese che ha dovuto fare i conti con una criminalità organizzata che ha caratteristiche di unicità, rispetto alle organizzazioni criminali estere. In nessun altro Stato d'Europa tanti uomini delle istituzioni hanno pagato con la vita il loro impegno contro le mafie e noi, in Sicilia e non solo, abbiamo vissuto anni di vera e propria guerra".

Per Maria Falcone, negare l'ergastolo ostativo, "significa vanificare la ratio, la finalità della nostra legge. L'automatismo previsto dall'ergastolo ostativo, il subordinare la concessione dei benefici solo a chi recide i legami con i clan e dà un contributo reale al lavoro degli inquirenti, deriva dalla natura peculiare della criminalità organizzata, una particolarità che abbiamo imparato a conoscere in anni di violenze, morti, terrore e sopraffazione. L'ergastolo ostativo, come tutta la normativa premiale per i cosiddetti pentiti, sono serviti a scardinare un'organizzazione che si era considerata granitica e contro la quale si può agire solo attraverso conoscenze "dall'interno". Per questo il legislatore ha dato una chance a chi passa dalla parte dello Stato o a chi quanto meno sia realmente intenzionato a recidere i legami con il clan". Poi la sorella del giudice lancia un appello: "Si trovi una soluzione che non vanifichi anni di lotta alla mafia e che sappia contemperare i diritti con la sicurezza dei cittadini. Un automatismo al contrario, che passi attraverso una equiparazione degli ergastolani mafiosi agli altri condannati al carcere a vita, sarebbe pericoloso".

Sulla vicenda è intervnuta anche Alice Grassi, figlia di Libero Grassi, l'imprenditore palermitano ucciso dalla mafia per essersi ribellato al racket del pizzo. "L'ergastolo ostativo non può essere abolito per i mafiosi. Credo che in Europa non ci sia la stessa conoscenza del fenomeno che, invece, c'è in Italia e che la Corte si sia pronunciata su una cosa che non conosce a fondo. Qui stiamo parlando di persone che hanno fatto cose tremende, di cui non si sono mai pentite, di gente che non ha mai collaborato.

Il vincolo di appartenenza all'associazione mafiosa non finisce con la detenzione e il rischio è che una volta liberi possano riallacciare rapporti mai recisi. L'ergastolo, ne erano convinti i giudici Falcone e Borsellino, è l'unica cosa che terrorizza i mafiosi".

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