Panorami per gli occhi, fettuccine per il palato

Acuto, acerrima nemica della vicina Anagni, può essere scelta dagli amanti dell’arte della cucina

Renato Mastronardi

Questa volta il toponimo del paese deriva dalla caratteristica della montagna su cui sorge. Perché Acuto, a 34 chilometri da Frosinone, dopo l’uscita al casello di Anagni sull’A2, sta in alto sopra una collina alta 700 metri che appartiene ai Monti Ernici. Dai suoi balconi si ammira il vasto e piacevole panorama della valle del fiume Sacco chiusa a occidente dai Monti Lepini. Attorno alle sue origini dura ancora una leggenda secondo la quale la fondazione dell’abitato è dovuta ad anagnini sfuggiti alla «mala sorte» inferta dalle schiere del barbaro Giunserico. Ma, anche se recenti ritrovamenti archeologici provano che il luogo fu abitato anche in epoche anteriori, le notizie più antiche che ci sono pervenute circa il borgo fortificato risalgono al Medioevo e mostrano il Castello di Acuto strettamente collegato con Anagni, la vicina Città dei Papi. Il borgo dipese dalla più potente Anagni fino al XII secolo, quando il vescovo diocesano decise di concedere il Castrum in enfiteusi ai Caetani e ai Conti. C’è da dire, comunque, che i rapporti di Acuto con Anagni non furono mai particolarmente fraterni. Sta di fatto, tuttavia, che nonostante una rapida e inconcludente occupazione di truppe spagnole - siamo nel 1556 - la cittadina tornò ben presto a seguire e a subire il dominio dello Stato Pontificio con serena rassegnazione, fino a quando, nel 1870, entrò a far parte del Regno d’Italia.
Da vedere. Saltate a piè pari il nucleo di più recente costruzione del paese e inoltratevi entro il circuito murario più antico del centro storico, che doveva essere costituito da case fortificate, data la presenza di torri circolari che, oggi, appaiono inglobate in strutture di più recente realizzazione. Tra le testimonianze architettoniche affiorano, nell’insieme di un contesto urbano che è ancora medioevale e rinascimentale, quattro chiese: la Chiesa della Maddalena, sorta nel secolo XI e non più frequentata dal 1460, è un antico lebbrosario che rivela uno spirito architettonico molto semplice: quello proprio di un edificio a campana di stile romanico. La Chiesa di santa Maria dell’Assunta, che si presenta imponente per la mole dell’intero edificio e dell’abside, è la parrocchiale principale del borgo. Nell’interno si conservano dipinti del Settecento e dell’Ottocento e una preziosa decorazione a stucco. Una data di nascita, sicuramente più antica, il 1193, raccomanda all’attenzione del visitatore la Chiesa di San Sebastiano in Vineis, soprattutto perché vi si custodiscono pitture di madonne e santi risalenti ai secoli XIII e XVI. D’epoca forse rinascimentale è la Chiesetta di San Sebastiano e San Rocco. Al suo interno, infatti, sono conservati affreschi databili fra il 1528 e il 1550. Al centro del paese, attraversato da vicoli che si adornano di numerosi ed eleganti portali, sorge il monumentale Castello medioevale.
Da mangiare e da bere. Da sempre gli acutini coltivano i territori circostanti e ne ricavano un ottimo olio d’oliva, gustosi formaggi e un vino, il Cesanese, che gode di giusta fama. Di qui nasce quella rinomata cucina locale che si fa apprezzare per i suoi gusti antichi e genuini. Si presenta con squisita e originale bruschetta alla crema di fagioli. Primeggiano , ovviamente, le paste fatte a mano, com’è nella tradizione ciociara. Tra queste, le fettuccine del macchiaiolo, con castrato, cipolla e fagioli, sono una gustosissima rarità e i ravioli al salmone.

Agnelli, abbacchi e castrati si raccomandano per i gustosi ingredienti che li insaporiscono. I funghi, specialmente porcini, sono di casa. Accanto al Cesanese merita una menzione particolare la Passerina, un vino bianco d’eccellente fattura.

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