L’accusa di Alfonso Papa è pesante: «Il pm Woodcock mi ha fatto sapere che sarebbe disponibile a farmi scarcerare, a patto che ammetta almeno uno degli addebiti mossimi e renda dichiarazioni su Berlusconi e Lavitola o almeno su Finmeccanica». Il deputato del Pdl, dal 20 luglio nel carcere di Poggioreale per l’inchiesta P4, denuncia «estorsioni vere e proprie nei confronti di un parlamentare sottoposto a custodia cautelare, presunto innocente, che si protesta innocente e rispetto al quale dovrebbe ripugnare a un magistrato serio la sola idea di attuare minacce o pressioni », per «barattare la libertà con compiacenti confessioni di cose false».
Papa ha denunciato alla Procura di Roma i pm napoletani e ieri ha consegnato in carcere una lettera con le sue accuse a Silvano Moffa, che guidava una delegazione di parlamentari, tra i quali Arturo Iannaccone, Vincenzo D’Anna e Giancarlo Lehner. È convinto che vogliano farlo rimanere in cella fino al processo del 26 ottobre. «Per costringermi ad assistere all’udienza dietro le sbarre». L’inchiesta P4 assume contorni inquietanti, mentre per quella sulle escort il ministro della Giustizia, Francesco Nitto Palma, decide di inviare gli ispettori a Napoli e a Bari per verificare il lavoro dei pm (tra i quali sempre Woodcock) riguardo alle vicende che coinvolgono l’imprenditore barese Giampaolo Tarantini. Il Guardasigilli vuole anche acquisire i resoconti delle audizioni al Csm del procuratore di Bari Antonio Laudati e dell’ex sostituto Giuseppe Scelsi. Ma di tutto quello che sta succedendo il capo della Procura partenopea, Giovandomenico Lepore, non si mostra affatto preoccupato. E sulle accuse di Papa dice solo: «Questa lettera, se è vera, non merita commenti». In una conferenza stampa dopo la visita a Poggioreale, Moffa racconta di aver incontrato «il fantasma di Papa». Lo descrive con la barba lunga, in una cella con altri quattro detenuti, senza uscire per l’ora d’aria. «In uno stato di prostrazione fisica e psicologica, aiutato con i farmaci perché non riesce a dormire».
Non sarà certo la sua principale preoccupazione, ma gli viene anche negato di ricevere, come dovrebbe in quanto parlamentare, il bollettino delle riunioni parlamentari e le convocazioni dell’assemblea. Per il capogruppo al Senato di Popolo e Territorio, Papa «ormai è un prigioniero politico: le condizioni che lo trattengono in carcere sono inaccettabili in un Paese civile». E Moffa preannuncia una mozione parlamentare «per discutere tutto questo dopo il vergognoso voto del 20 luglio che ha autorizzato l’arresto». La situazione è gravissima per il presidente dei deputati Pdl, Fabrizio Cicchitto: «L’unica spiegazione razionale e logica della ragione per cui è trattenuto in carcere è spingerlo a fare una deposizione contro Berlusconi». Accusato di corruzione, rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio, favoreggiamento personale, Papa ha chiesto di essere ascoltato da Lepore o da altri pm, ma rifiuta di incontrare Henry John Woodcock e Francesco Curcio, titolari dell’inchiesta.
I suoi legali hanno chiesto la scarcerazione per il peggioramento della sua salute: sarebbe dimagrito di 20 chili e fortemente depresso. Ma la scorsa settimana il gip Luigi Giordano ha rigettato l’istanza, senza acquisire agli atti la cartella clinica. Giancarlo Lehner racconta che anche due compagni di cella di Papa sono preoccupati per le sue condizioni fisiche e psicologiche. «Non sappiamo- gli avrebbero detto- se riuscirà a reggere ancora un mese.
Delira tutte le notti, invoca genitori e giustizia ». Lehner teme il peggio e ricorda che in Italia abbiamo il numero più alto di suicidi in carcere. Questo, dice, è solo «un metodo estorsivo» per portare «qualche magistrato in prima pagina ».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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