Parigi, i nazisti e un irlandese tutto fuoco: ecco «The Saboteur»

Prima di chiudere definitivamente i battenti i «Pandemic Studios» lanciano sul mercato la loro ultima chicca: in una Ville lumière assediata dai tedeschi, una storia stealth tutta alcool, gare in auto, mademoiselle discinte e tante Ss da far fuori

Impossibile, guardando la loro ultima fatica, non farsi trascinare un po' dallo sconforto, e pensare quali altre chicche i programmatori dei Pandemic Studios' ci avrebbero potuto regalare. E invece. Il quartier generale della casa di programmazione che ha sfornato, negli anni, titoli come «Star Wars: Battlefront», «Destroy All Humans!» e «Mercenaries: Playground of Destruction» è stato definitivamente chiuso. Meno male che prima di spegnere per l'ultima volta i server i creativi californiani hanno avuto tempo di lanciare sul mercato il loro ultimo, spettacolare prodotto: «The Saboteur».
Non ci sono molti prodotti in giro come «The Saboteur», se consideriamo che un gioco d'azione con spiccati elementi stealth. Intanto perché è ambientato nella Francia occupata e, diversamente dai soliti cliché, qui non ci sono ondate su ondate di nazisti in divisa grigia da far fuori a fucilate. Al contrario, qui il giocatore deve fare i conti con un'avventura in terza persona che richiede, più che velocità nel pigiare il tasto «fire», capacità giudizio e discrezione, immersi in scenari di una profondità artistica fuori dal comune.
Come fuori dal comune è del resto la figura del protagonista, Sean Devlin, che non è un soldato bensì un pilota irlandese, dedito all'alcool e alle donne e senza peli sulla lingua (da sottolineare il linguaggio volutamente scurrile e l'abbondare di mademoiselle nude nel gioco). L'incipit narrativo è così originale, evitando i luoghi comuni del soldato dei corpi speciali tutto onore, bombe a mano e patriottismo. L'originalità del protagonista si riflette nelle novità inserite nella struttura stessa del gioco. E se della componente stealth (in parole povere, la possibilità di scegliere se affrontare le missioni utilizzando la forza bruta o un approccio più «soft»), un capitolo a parte lo merita la Parigi digitale che fa da teatro al gioco: ricostruita dettagliatamente, la città si presenta come co-protagonista della vicenda. La possibilità di scalare e arrampicarsi sui tetti e gli edifici è un elemento fondamentale per la buona riuscita delle missioni, anche per via dei diversi percorsi individuabili per portarle a termine.


Il giocatore ha anche la possibilità (oltre a quella di travestirsi da nazista uccidendo senza farsi individuare dalle pattuglie che senza sosta monitorano la ville lumière) di rubare e guidare un gran numero di veicoli, dalle semplici vetture dei parigini ad auto da corsa speciali sbloccabili grazie ad una serie di missioni facoltative sparse sulla vasta area di gioco.

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