A tracciare la strada era stata Giorgia Meloni nei giorni scorsi, definendo quella del presidenzialismo una delle priorità del governo. E così sarà. La sfida della riforma infatti è già passata nelle mani del ministro competente, Maria Elisabetta Alberti Casellati, che ha tutta l'intenzione di non perdere tempo. "Stavolta dobbiamo fare davvero le riforme, a partire da quella presidenziale. E dobbiamo farle insieme, per il bene dell'Italia e nell'interesse dei cittadini", ha rimarcato l'ex presidente del Senato, lanciano un appello a tutti i partiti perché - ha aggiunto - "è ora di fare il massimo sforzo, tutti insieme, per arrivare a una soluzione condivisa".
Riforma presidenziale, Casellati al lavoro
Certo, la scommessa è ambiziosa soprattutto in un Paese in cui il tasso di litigiosità tra le forze politiche è parecchio elevato. Per questo occorreranno pazienza e dialogo, ma soprattutto tempi adeguati per non correre il rischio di accelerare troppo e far saltare tutto. "La prima cosa che farò, già dalle prossime settimane, sarà un'attività di ascolto. L'ho già detto ai capigruppo, ne ho già parlato con Salvini, Calderoli e anche con Berlusconi. Voglio sentire le posizioni di tutti, i leader dei singoli partiti, gli stessi capigruppo, i loro esperti, e poi voglio consultarmi anche con i costituzionalisti, per poi tirare le fila e capire quale può essere il punto di caduta finale", ha raccontato Casellati alla Stampa, anticipando che queste consultazioni verranno avviate già all'inizio dell'anno nuovo.
Riforma presidenziale, quale modello?
"Quello che conta è partire, in un modo o nell'altro", ha sottolineato ancora il ministro per le riforme istituzionali, che dovrà chiedere collaborazione alle opposizioni e assicurarsi che la maggioranza resti coesa. Tra i punti di valutazione più significativi, quello del modello da prediligere. Giorgia Meloni aveva accennato al semi-presidenzialismo alla francese, che al momento sembra la forma più percorribile. O "sicuramente più abbordabile", per usare le parole della stessa Casellati. "Io i modelli li ho studiati tutti, almeno quelli già sperimentati, perché dobbiamo evitare di andarne a cercare chissà quali altri. Tutti i modelli hanno i pro e i contro, e tutti si devono portare dietro una riforma della legge elettorale", ha considerato l'ex presidente del Senato al riguardo.
L'ipotesi del modello francese
Il modello francese, ha proseguito Casellati, sarebbe peraltro preferibile "sia per ragioni tecniche, anche se renderebbe necessario un diverso bilanciamento dei poteri tra i due presidenti, uno eletto e uno nominato, sia per ragioni politiche, perché sul semi-presidenzialismo ci fu un quasi accordo ai tempi della Bicamerale di D'Alema, e poi una disponibilità della sinistra ai tempi della Commissione dei Saggi istituita dal presidente Napolitano". Corsi e ricorsi storici che in alcuni momenti, però, possono avere un certo valore. "Se l'opposizione è coerente oggi deve dire sì al semi-presidenzialismo", ha graffiato ancora l'ex presidente di palazzo Madama.
I dubbi sulla bicamerale e il passaggio da Mattarella
Come arrivare poi all'obiettivo finale? Al vaglio del governo anche la metodologia più adeguata. "La Bicamerale è un'ipotesi, anche se io non ne sono molto convinta. È un percorso che l'Italia ha già provato, ai tempi di D'Alema, ma è un film già visto e non ha funzionato. Ha prodotto fiumi di inchiostro, poi nient' altro. In ogni caso lo strumento lo vedremo", ha chiosato Casellati, lasciando trasparire una certa determinazione pragmatica. Chiaramente il percorso di riforma non potrà escludere il Quirinale e infatti il primo passaggio doveroso sarà proprio quello con il presidente Mattarella. "Ne ho parlato con la presidente Meloni, che mi ha già preannunciato che farà a sua volta lo stesso passaggio al Quirinale: la questione è troppo delicata, e non possiamo né vogliamo incappare in sgrammaticature istituzionali", ha detto il ministro.
L'avvertimento alle opposizioni
Infine, l'avvertimento alla sinistra e ai partiti che per mera strategia intendessero ostacolare il dialogo sull'argomento.
Al riguardo, Renzi nei giorni scorsi si era detto pronto a confrontarsi col governo, i Cinque Stelle invece avevano parlato di "sogno neofascista", buttandola sulla propaganda. "Se l'opposizione non ci sta, allora le faremo a maggioranza. Stavolta la posta in gioco è troppo alta, non ci possiamo fermare di fronte ai pregiudizi altrui", ha ammonito Casellati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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