Addio a Nennella, la signora della cucina popolare napoletana

Concetta Cocozza aveva 86 anni. La sua pizzeria ai Quartieri Spagnoli si era trasformata negli anni nella trattoria più famosa della città, dove una cucina tradizionale e senza pretese si unisce a canti e balli animati dai camerieri. Un posto turistico che racchiude però lo spirito più autentico della città

Addio a Nennella, la signora della cucina popolare napoletana
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L’allegria si spegne per due giorni. Poi riprenderà, ma sarà un po’ meno allegra. Perché Nennella non c’è più. E’ morta all’età di 86 anni Concetta Cocozza, signora della cucina popolare napoletana. La sua trattoria, che porta il suo soprannome (che era anche quello della mamma che l’aveva fondata nel 1949) è una vera icona di una certa Napoli, che mantiene salde le tradizioni ma occhieggia anche a una certa bonaria oleografia. Da Nennella, un tempo ai Quartieri Spagnoli e oggi nella vicina piazza Carità, nel quartiere di Montecalvario, è un luogo che si nutre di una saporosa aura di leggenda, anche perché ogni sera, lì, è una festa. Tranne oggi e domani, quando il locale chiuderà in segno di rispetto per la scomparsa di donna Concetta. «Oggi – fanno sapere attraverso i social i figli, che mandano avanti il locale l - viene a mancare la storia di Napoli e noi lo urliamo con orgoglio perché tu, mamma, hai fatto tanto per questa città e noi non possiamo fare altro che portare avanti i tuoi insegnamenti e la tradizione di famiglia». I funerali di Nennella si celebreranno domani mattina alle 9,30 nella chiesa di Santa Maria della Mercede in piazza Montecalvario. E a dimostrare quanto fosse amata Nennella nel cuore di Napoli giunge la notizia che anche Cammarota, un locale molto frequentato dai turisti anche perché vende lo Spritz ad appena un euro (i miracoli di San Gennaro), stasera non sparerà la musica ad alto volume. Uno Spritz triste nel nome di Nennella.

All’inizio Nennella (l’insegna) era un locale superpopolare, praticamente un ammortizzatore sociale in forma di trattoria, fondata da Elisabetta Vitello per sfamare netturbini e operai con poche lire. Concetta, la figlia di Elisabetta, aveva preso a lavorare fin da quando era bambina. E infatti “nennella” in napoletano è il nomignolo affettuoso che spetta ai più piccoli. I tempi erano diversi, chiunque potesse doveva dare una mano all’azienda di famiglia. Poi quando era cresciuta aveva preso in mano l’attività e con il tempo l’aveva trasformata in una trattoria molto popolare. Oggi chi vuole trovar posto da Nennella e vivere l’esperienza di un pasto decisamente sopra le righe deve mettersi pazientemente in fila (qui non si prenota) e aspettare il suo turno. Verrà ripagato con una cucina sapida ed economica e soprattutto con momenti di spettacolo in cui i camerieri, tutti con la t-shirt rossa con il simbolo del locale, una giovane Nennella vestita da cuoca a mo’ di cartoon, coinvolgono i clienti più disinibiti in canti e balli. La gente va in visibilio, riprende le danze con il cellulare e contribuisce a rendere virale il posto.

Nennella ha anche qualche detrattore. A molti non piacciono i ritmi vorticosi della cena, necessari per far concludere presto l’esperienza ai clienti e lasciare spazio ai successivi in attesa. Altri trovano gli spettacoli un po’ trash e sbrigativi. Nessuno naturalmente critica i prezzi a dir poco popolari (15 euro per un menu completo più un euro di coperto), ma molti considerano la cucina troppo sciatta: i piatti più popolari sono la Pasta e patate con provola e pancetta, i Mezzi paccheri alla pescatrice, le Salsicce arrosto, il Pollo arrosto e il Fritto Napoli con crocchè, zeppolina, mozzarella impanata e pallina di ricotta, il Baccalà fritto.

Una cucina senza pretese, che punta a riempire la pancia per un pubblico di turisti in vena di divertimento, non certo per gourmet. Ma in fondo questa è Napoli, che sembra sempre prenderti un po’ in giro e facendolo prende in giro sé stessa. Nennella non c’è più, una certa Napoli continuerà a esserci ma in fondo sarà un po’ più povera.

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