Centri sociali, occupazioni, carceri: Salis balbetta e viene messa in difficoltà da Fedez

Il rapper mette alle strette Salis e le chiede pragmatismo: "Mi aspetto che chi rappresenta un’istituzione oltre a dirmi 'sono per l’abolizione delle carceri' mi porti a corredo una soluzione strutturata, un progetto concreto"

Centri sociali, occupazioni, carceri: Salis balbetta e viene messa in difficoltà da Fedez

Ilaria Salis è stata ospite del podcast di Fedez e Davide Marra "Pulp Podcast" e da un'ora e mezzo di dialogo con il rapper e lo youtuber è uscita metaforicamente con le "ossa rotte". L'europarlamentare di Avs, eletta con l'unico obiettivo di uscire dal carcere in Ungheria, dove è accusata di aggressione, ha balbettato e incespicato sui ogni concetto che è stato tirato fuori dai conduttori dimostrando che, al di là degli ideali e delle utopie, la sua visione politica rasenta lo zero. Anche sulla dialettica ha mostrato molte lacune ed è forse questo il motivo per il quale ha risposto con un perentorio "no, grazie", anche piuttosto allarmata, all'invito di avere un confronto diretto con il generale Roberto Vannacci durante il podcast.

I temi trattati sono stati i più svariati, a partire dai centri sociali, tema in comune con Fedez, che su questo argomento ha messo Salis con le spalle al muro. "Ci sono sempre stati dei centri sociali che sono sempre stati di facciata, ricordo il Leoncavallo, che già quando ero piccolo io era un luogo per fare eventi che un luogo di attività vera e propria", ha spiegato il rapper. L'europarlamentare ha subito divagato, cambiando argomento mentre il rapper ha proseguito spiegando che "quando cresci tiri le somme di quel che hai visto e vedi anche delle cose non propriamente giuste, atti di squadrismo vero e proprio e atti di violenza gratuita fine a se stessa, che poco c'entra con i valori che portano avanti". Salis anche in questo caso lascia scorrere e alla domanda diretta di Fedez, se secondo lei l'esperienza nei centri sociali è servita a qualcosa, se ha permesso di portare avanti dei risultati, l'europarlamentare si trincera nell'ideologia del fare rete dimostrando che, in fondo, non serve a nulla pragmaticamente ed esce dall'impasse dichiarando che come politico non può intervenire dall'esterno su quello che i centri sociali devono fare.

Ma è sul tema delle case che Salis ha mostrato tutti i suoi limiti concreti nel fare politica. Ha portato avanti la teoria secondo la quale i costruttori, da lei definiti "palazzinari", lasciano sfitti gli immobili per far crescere la speculazione edilizia. "Queste case non è giusto siano vuote o si interviene per far sì che siano utilizzate per chi ha bisogno di una casa oppure, se uno che non ha altro modo per avere un tetto sopra la testa la occupa è giusto". A nulla sono valsi i tentativi di Marra e Fedez di farle comprendere il libero mercato, grandissima conquista della democrazia e dell'Europa che lei rappresenta, e soprattutto di chiederle quali devono essere i parametri per la sanatoria che crede sia la soluzione giusta per chi occupa le case. Ha cambiato argomento, ha parlato di soluzioni utopiche e di Stato che "deve controllare gli affitti dei privati". Dichiara che serve ribaltare il sistema di assegnazione delle case popolari ma quando le si chiede come lo vuole fare non ha risposte, ma la butta sul fatto che la Regione non vuole gestire la situazione delle case popolari "lasciandole vuote" per "far salire i prezzi anche privati" per la speculazione.

Lo scontro su questo tema si è acceso con Fedez che ha cercato di farle capire che chi investe nell'edilizia per la realizzazione di edifici, con anche appartamenti di lusso, non commette un reato in prima istanza. In secondo luogo, quella persona dà lavoro e terzo investe dei soldi dei quali deve rientrare: se gli vengono occupati gli immobili o se questi vengono affittati a un costo non conveniente non ha senso che lui li costruisca, perché rischia di fallire e di trovarsi lui stesso senza sostanze. "Se io mi ritrovo a investire dei denari e voglio fare una casa stabilendo io il prezzo perché c'è il libero mercato, tu puoi accettare o meno. Trovarmi delle persone che mi occupano, anche se sono multibilionario e non ho alcun tipo di problema, però lo vivrei comunque...", cerca di spiegare Fedez e a una Salis che è completamente refrattaria: "Però il fatto che una persona che vive lì e non abbia un altro posto dove andare è un problema". Alla replica di Fedez che questo problema non deve gravare sui privati che pagano le tasse ma sullo Stato, l'europarlamentare toglie la maschera: "Viene prima il problema di chi non ha la casa per quanto mi riguarda che del palazzinaro che non riesce a ricavare gli utili che vorrebbe da quel palazzo".

Ovviamente Salis ignora che da quegli utili un "palazzinaro", come lo chiama lei, paga tasse ma anche stipendi e fornitori, che creano l'indotto che genera lavoro, quindi ricchezza diffusa. E non ha una risposta nemmeno all'obiezione che, se si facesse come dice lei, si verrebbe a creare il cosiddetto "effetto giungla" per il quale vige la legge del più forte e del chi arriva primo alla casa per ottenere poi la sanatoria. Che poi, come hanno fatto notare i conduttori, in quel marasma arriverebbe qualcuno per gestirlo e si darebbe input a nuovi reati. Ma la stessa utopia idealista fuori dalla realtà Salis la pone sul tema delle carceri, rispondendo a uno choccato Fedez che non credeva che lei avesse detto che andavano abolite.

Dopo aver raccontato la sua vicenda in Ungheria, l'europarlamentare ha ribadito che dal suo punto di vista le carceri vanno superate in favore di un sistema di sorveglianza con braccialetti elettronici in strutture diverse. Ha richiamato il sistema scandinavo e non ha saputo replicare quando le hanno ricordato che Anders Behring Breivik, che ha compiuto la strage di Utoya, non solo non ha avuto l'ergastolo ma si lamenta dalla struttura in cui è confinato che la sua PlayStation è vecchia. "Mi aspetto che chi rappresenta un’istituzione oltre a dirmi 'sono per l’abolizione delle carceri' mi porti a corredo una soluzione strutturata, un progetto concreto", le ha detto a un certo punto Fedez, spazientito da un'ora e mezzo di discorsi sconclusionati e senza pragmatismo e struttura.

A differenza di altri episodi, l'imbarazzo suscitato dall'europarlamentare di Avs è stato tale nel pubblico che in tanti hanno dichiarato di aver interrotto anzitempo la visione. "A prescindere dal credo politico e dalle idee, si fa una fatica immane a stare dietro al filo del discorso, ma anche banalmente a capirne il punto centrale", si legge in uno dei commenti.

E poi ancora: "Da persona di centro / simpatizzante della sinistra (moderata) provo un imbarazzo esagerato. Totalmente impreparata e senza capacità di argomentazione", "Prima puntata di Pulp Podcast che non son riuscito a guardare completamente".

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