«L'elettrico crescerà molto, ma le altre auto non spariranno, diventeranno più ecologiche». Angelo Sticchi Damiani, presidente nazionale dell'Automobile club d'Italia, non ha dubbi. E c'è da credergli.
Presidente, qual è il futuro delle auto?
«L'elettrico prenderà campo nei prossimi dieci anni, ma non credo che potrà superare la soglia del 25 o del 30%. Tutte le altre saranno auto ibride, a plug in, a gasolio. Già oggi un diesel di ultima generazione, se alimentato da carburanti ecologici inquina poco più di un'auto elettrica. Poi se consideriamo l'inquinamento totale, da quando nasce a quando viene demolita, la differenza è veramente minima».
Quando si parla di mobilità, sempre più spesso si parla anche di condivisione del mezzo. Cosa ne pensa?
«Noi di Aci siamo molto favorevoli allo sharing e alla mobilità elettrica, siamo stati i primi a portare a Roma le colonnine elettriche nel 2007. Ci abbiamo creduto subito. Siamo convinti che lo sharing, se organizzato bene, diminuisca il numero dei veicoli su strada e decongestioni il traffico delle metropoli».
Un altro tema scottante, per cui spesso il guidatore viene quasi criminalizzato, è quello dell'inquinamento delle auto vecchie, qual è la soluzione?
«Aci è per la rottamazione massiccia di tutte le auto inquinanti, parliamo dunque di Euro 0,1,2 e 3 che non siano auto storiche. Abbiamo un parco circolante vecchio, inquinante e poco sicuro. Siamo per un rinnovo massiccio, ci sono quattro milioni di macchine che devono essere velocemente rottamate. Piuttosto andrebbe fatta una politica seria per le auto che, anche se non hanno trent'anni, hanno un valore storico. Ma sono poche: su 4,5 milioni di auto tra i 20 e i 30 anni sono, secondo noi, solo 380mila i modelli che possono essere definiti storici. Invece lo Stato riconosce lo sconto del 50 per cento sulla tassa di possesso a tutte le auto che hanno più di 20 anni. Ma una macchina del 1998 non è necessariamente d'epoca. Le faccio un esempio: in strada circolano ancora 700mila modelli di Punto prima serie, che hanno tutte più di vent'anni. Le sembrano auto d'epoca? Ovviamente no. E inquinano. A noi preoccupa il messaggio che manda lo Stato: se hai un'auto vecchia, quindi che inquina ed è poco sicura, tienila perché è un affare. Invece no, noi diciamo l'opposto: quella macchina deve essere demolita. Conserviamo solo quelle veramente di interesse storico».
Da sempre Aci è sinonimo di auto e di sport. Questo binomio funziona ancora?
«Per l'Aci il Motorsport è sempre importante, in particolar modo negli ultimi otto anni, sotto la mia presidenza. Ho voluto che diventasse per noi un elemento essenziale. Anche perché siamo nati come Federazione sportiva nel 1905. In questi quasi 115 anni di storia abbiamo sempre voluto assistere l'automobilista a 360 gradi: dal primo codice della strada al nostro impegno continuo per la sicurezza stradale. Ho voluto investire sul Motorsport perché Aci non ha solo un ruolo da regolatore dell'attività sportiva, ma anche un ruolo da promotore. Siamo un'eccellenza: dalla Formula 1 al Campionato del mondo Rally, passando per il karting».
Un settore che genera denaro per il sistema Paese?
«Certo. Ci sono molte ricadute dal punto di vista economico per l'Italia. D'altronde abbiamo la più importante scuderia del mondo che è la Ferrari. Al di là delle ricadute dirette, sia dal punto di vista sportivo che economico, è un brand fortissimo. È il simbolo dell'eccellenza italiana, il cavallino rampante apre tutte le porte al mondo. Ma abbiamo tantissime altre eccellenze. Penso alla Mille Miglia, che viene sognata ogni anno da tantissimi. Per la Mille Miglia vale la massima che Enzo Ferrari utilizzava per le sue supercar: le devono desiderare in molti, ma possedere in pochi. La Mille Miglia è la gara più bella del mondo, è un evento che riceve iscrizioni, a pagamento, per il doppio o il triplo dei posti.
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