Il piccolo grande «tour» intorno a Nemi

Nica Fiori

Lo Specchio di Diana. Così era chiamato un tempo il lago di Nemi per via del santuario della dea che si rifletteva nelle sue limpide acque. Proprio ispirandosi a questo suggestivo nome, nel Palazzo Chigi in Ariccia è stata allestita la mostra «Speculum Dianae Magnificentiae» (fino al 31 gennaio), costituita da una collezione privata di incisioni e litografie del lago, che vanno dal ’500 all’800. Questa raccolta, di circa 130 pezzi, rispecchia l’amore del suo proprietario Luigi Bartelli per le bellezze naturalistiche e gli aspetti mitici di un paesaggio lacustre che ha suggestionato nel passato diversi artisti e letterati. Quando poi nelle acque nemorensi sono state recuperate, tra il 1928 e il 1932, le navi di Caligola (ma già Leon Battista Alberti nel ’400 aveva trovato dei frammenti), si è aggiunto un ulteriore motivo di fascino. L’intento del collezionista è stato quello di ritrovare e acquistare le immagini riguardanti il lago, compiendo una sorta di «grand tour» all’inverso, ovvero viaggiando nei vari Paesi europei, dove i viaggiatori del passato avevano portato come souvenir stampe e incisioni del lago. Le stampe ci mostrano i paesi di Nemi e di Genzano, con le rispettive viste del lago, e anche qualche immagine di costume e di fantasia, come quelle che si riferiscono alle navi romane. La stampa più antica (Lacus Nemorensis sive Aricae) è un’acquaforte del 1585 del fiammingo Philippe Galle, che mostra al centro una piattaforma ancorata sul fondo, che fa da base a un tempio. Si tratta di una costruzione ideale, perché all’epoca ancora non era stato individuato il santuario di Diana, che in realtà è stato costruito nel bosco sacro alla dea della caccia. The Lake of Nemi, or Speculum Dianae è una splendida stampa del 1764 di John Wood, tratta da un dipinto di Richard Wilson, raffigurante Diana sulla riva del lago, mentre scaccia Callisto dal corteggio delle sue ninfe. Tra le immagini a colori troviamo una suggestiva litografia del 1846 di Carl Lindemann Frommel, raffigurante Genzano e sullo sfondo il mare Tirreno con il promontorio del Circeo. Tra i nomi più celebri delle opere esposte troviamo Corot, Turner e il gesuita Athanasius Kircher.


La mostra, a cura di Barbara Jatta e Francesco Petrucci, è corredata da un catalogo che illustra, tra le altre cose, il mito del «ramo d’oro», custodito nel bosco sacro dal rex nemorensis, ovvero il sacerdote di Diana che doveva essere necessariamente ucciso dal nuovo rex.
Orario: sabato, domenica e festivi 10-13.30 e 15-18.30.

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