Un piccolo «miracolo» targato San Benedetto

Soltanto qualche anno fa il maestoso complesso in pietra dell’abbazia di San Magno, che sorge nella contrada omonima di Fondi (Latina), era poco più di un rudere immerso nel verde di un agrumeto. Cancellato come istituzione dall’editto napoleonico del 1807, l’antico monastero vanta una storia lunghissima. Sorto come comunità cenobitica su antichi resti romani forse già nel VI secolo a opera di monaci greco-orientali, passò poi ai benedettini, la cui regola era basata su una vita meno contemplativa e più dedita al lavoro. Ebbe il massimo splendore nel XVI secolo, per poi decadere inesorabilmente con il declino di Fondi e del suo contado. Nel luglio scorso, dopo un importante intervento di consolidamento e ristrutturazione, una parte dell’abbazia è stata riaperta con grandi manifestazioni civili e religiose, ma i lavori continuano. In particolare lo storico dell’arte Franco Rossi della Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico e Etnoantropologico del Lazio, diretta da Rossella Vodret, sta seguendo i restauri di un significativo ciclo di affreschi rinvenuto nel transetto e nell’abside della chiesa inferiore dell’abbazia.
In questi ultimi anni, quasi a premiare il lavoro paziente dei restauratori, sono venuti alla luce in alcune località laziali e anche a Roma diversi dipinti che sembrano colmare dei tasselli vuoti nella storia dell’arte medievale. In questo caso abbiamo a che fare con un ciclo benedettino che può essere messo in relazione con altri esempi della scuola pittorica cassinese, sparsi tra il Lazio e la Campania. Tra le vivide scene di vita monastica raffigurate, si riconoscono San Benedetto e una immagine femminile da identificare con la sorella Santa Scolastica. Un piccolo miracolo, se consideriamo che il rinvenimento è avvenuto poco prima della festa di San Benedetto, celebrata un tempo il 21 marzo, ma spostata poi all’11 luglio, in ricordo della traslazione delle sue ossa dall’abbazia di Montecassino a Fleury, in Francia, in seguito alla devastazione dell’abbazia cassinese a opera dei Longobardi tra il 581 e il 589.
Considerato il fondatore della vita monastica in Occidente, il santo (nato a Norcia nel 480 e morto a Montecassino nel 537) è stato proclamato da Paolo VI patrono d’Europa per l’enorme importanza che ebbe nel Medioevo la sua Regola (che si può sintetizzare nel motto «ora et labora»), davanti alla quale ogni altra legislazione monastica dovette cedere il passo, così che ben presto si arrivò a quell’unità pratica della concezione religiosa, che è alla base della nuova civiltà europea.
I dipinti murali ritrovati a Fondi vengono datati all’inizio del XII secolo. L’epoca dovrebbe essere di poco posteriore a quella dell’Abate Desiderio (poi papa col nome di Vittore III), sotto la cui direzione l’abbazia di Montecassino conobbe una splendida fioritura artistica e culturale. Sono riemersi dal passato grazie alla rimozione di murature non pertinenti alle strutture originarie. Liberati da uno scialbo di calce che li copriva, sono apparsi diversi monaci inseriti in motivi decorativi a medaglione.

La stessa decorazione, nell’affresco superstite della struttura muraria dell’abside, incornicia volti di santi e col suo floreale serpeggiamento invita a meditare sul dipanarsi della storia che giunge ora ai nostri occhi.
Il restauro dovrebbe concludersi entro il 2008.

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