C'è una protagonista in scena all'Out Off fino al 6 febbraio: la milanesità. Mario Sala e Elena Callegari, con la partecipazione di Tommaso Di Pietro, interpretano «El Marchionn e la Ninetta: Carlo Porta nel mondo degli ultimi», produzione dello stabile di via Mac Mahon 16 per la regia di Lorenzo Loris. Danno vita a due componimenti del poeta milanese nato sotto la Mandonnina (1776-1821).
Sposato, con figli, scrisse in versi in dialetto milanese. E nei suoi componimenti si trova ancora oggi l'essenza di quello che sono, in generale, i milanesi: persone che mettono il cuore davanti all'ostacolo, con coraggio e attenzione. La lingua è protagonista, ma tutto il lavoro è di qualità artistica e concettuale: in una scenografia, di Loris con Luigi Chiaromonte e Gianluca Sesia realizzata con interventi pittorici di Giovanni Franzi, si muovono gli attori accompagnati da musica, suonata dal vivo e composta ad hoc da allievi della Civica Scuola di Musica Claudio Abbado. Attori cui è affidata la maggiore responsabilità, di «portare a conoscenza del maggior numero di persone possibile l'opera del grande autore dialettale».
Ecco quindi l'importanza del lavoro di traduzione di Patrizia Valduga, che riscrive i versi del Porta quasi in una sua lingua: parte dal dialetto e ne rende percettibile la presenza, oltre a lasciare intatti la musicalità e la forma. I personaggi risultano comprensibili in ogni sfumatura senza perdere carattere e ritmo. Mario Sala apre lo spettacolo con «Lamento di Melchiorre dalle gambe sbilenche»: dietro a quell'aria umile, che lo porta a lavorare spesso su ruoli da «ultimo», come in questo caso, c'è un diplomato presso la Civica Scuola d'Arte Drammatica Piccolo Teatro di Milano.
Sala ha anche insegnato Linguistica presso l'Università di Genova, e questo porta a capire più a fondo la sua piena padronanza di una lingua complessa come il dialetto. Entra nel testo, estrapola ogni parola e la restituisce in italiano, certo, perché c'è la traduzione, ma nell'enunciarla ne esprime tutta la sua storia e origine. E allora il Marchionn, lui, ciabattino viandante, coinvolge quando racconta il suo amore per la Tetton: nella nebbiolina di Milano si incontrano le sere nella balera in cui lui suona il mandolino, tornano a casa insieme (con la madre dietro a braccetto con un altro uomo), e piano piano arrivano al matrimonio e alla nascita del primo neonato.
Con un finale amaro, disincantato e cinico quanto disperato. Stesso clima per «La Ninetta del mercato», in cui Elena Callegari, pescivendola che lavora al mercato comunale, viene raggirata da un giovane decisamente privo di scrupoli.
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