La Commissione Europea ha ottenuto il supporto necessario dagli Stati membri dell'Ue per l'introduzione di dazi compensativi definitivi sulle importazioni di veicoli elettrici a batteria (Bev) dalla Cina. Nonostante l'assenza di una maggioranza qualificata a favore o contraria durante il voto del comitato Tdi (Trade Defence Instruments), la Commissione può procedere autonomamente con l'adozione della misura. Secondo le regole della comitatologia, ovvero l'insieme delle procedure che la Commissione usa per attuare il diritto Ue, senza una maggioranza qualificata contraria, l'atto è considerato approvato.
Il voto
Secondo l'esecutivo Ue, il voto in questione “rappresenta un altro passo verso la conclusione dell'indagine antisovvenzioni della Commissione". "Parallelamente, l'Ue e la Cina continuano a lavorare duramente per esplorare una soluzione alternativa che dovrebbe essere pienamente compatibile con il Wto, adeguata ad affrontare la sovvenzione pregiudizievole stabilita dall'indagine della Commissione, monitorabile e applicabile. Un regolamento di esecuzione della Commissione che includa le conclusioni definitive dell'indagine deve essere pubblicato nella Gazzetta ufficiale entro il 30 ottobre 2024, al più tardi", precisa la Commissione.
Le divisioni tra gli Stati membri
Le divisioni tra i paesi membri dell'Unione Europea riguardo all'imposizione di dazi sulle auto elettriche cinesi evidenziano le tensioni interne all’Ue e le diverse priorità economiche degli Stati membri. Nella votazione, dieci Stati, inclusa l'Italia, hanno espresso un voto favorevole, mentre dodici si sono astenuti e cinque, tra cui la Germania, hanno votato contro. Quest’ultima, in particolare, ha mostrato una netta opposizione ai dazi e ha ribadito la necessità di evitare una guerra commerciale con la Cina. Il ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner, ha sottolineato l'importanza di trovare una soluzione negoziata piuttosto che ricorrere a misure punitive. Anche altri paesi, come la Svezia, si sono astenuti, mostrando così una cautela simile. In contrasto, nazioni come Francia, Italia e Polonia hanno sostenuto la linea dura, riflettendo una diversità di approcci e interessi all'interno dell'Unione.
Le parole di Draghi
Lunedì scorso, l'ex presidente della BCE, Mario Draghi, ha sottolineato come l'UE manchi di una strategia industriale unitaria, ritenuta indispensabile per affrontare la transizione verde. Oggi, su un tema delicatissimo come i dazi sulle auto elettriche importate dalla Cina, i 27 Stati membri si sono divisi in tre gruppi. Draghi ha avvertito che, senza una strategia industriale comune, si rischia di avere 27 strategie industriali separate e non coordinate. Il risultato del voto odierno sembra confermare la validità della sua analisi.
I dazi di luglio
I dazi introdotti nel mese di luglio rappresentano una risposta strategica della Commissione europea alle problematiche legate all'importazione di veicoli prodotti in Cina, la cui produzione è finanziata attraverso sussidi statali. Questa decisione è stata presa per tutelare il mercato automobilistico europeo da una concorrenza percepita come sleale. Le tariffe doganali stabilite variano in base ai diversi produttori: per Tesla, è stato imposto un dazio del 7,8%, mentre le aziende come SAIC, che non hanno collaborato con l’indagine condotta dall’Unione Europea, affrontano tariffe significativamente più elevate, che raggiungono il 35,3%.
Questi nuovi dazi si aggiungono alla tariffa standard del 10% che l'Unione Europea applica a tutte le importazioni di automobili, aumentando ulteriormente il costo per i produttori cinesi e cercando di riequilibrare le condizioni di mercato in favore dei costruttori europei.
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