Dazi, adesso trema anche l'America

I consumatori Usa sono sotto stress. Ecco perché rischiano di non spendere come prima

Dazi, adesso trema anche l'America
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La guerra dei dazi fa tremare l’Europa ma comincia a spaventare anche gli americani.

I consumatori Usa, ovvero il motore dell’economia a stelle e strisce, sono sotto stress. Stanno perdendo il controllo, tra l'incertezza tariffaria e i crescenti timori di recessione. Tre importanti compagnie aeree statunitensi (Delta, Southwest e American Airlines) hanno lanciato l'allarme questa settimana per i risultati deludenti del primo trimestre, attribuendo la colpa alla domanda in calo dei viaggiatori. Molti americani stanno saltando le rate mensili dei prestiti per auto al tasso più alto in oltre 30 anni e il debito medio delle famiglie sulle carte di credito, aggiustato per l'inflazione, ha recentemente superato i 10mila dollari per la prima volta dal 2009. Finora l’impatto è stato relativo perché i livelli di debito o i crescenti casi di morosità erano concentrati tra i cittadini a basso reddito, in particolare persone che avevano contratto molti nuovi debiti durante gli anni 2021 e 2022. Da allora, molte banche hanno reso più difficile ottenere carte.

Ora, però, le cose stanno cambiando: "Stiamo assistendo a un aumento dello stress creditizio tra i consumatori ad alto reddito", ha detto un analista al Wall Street Journal. Se gli americani non pagano i loro debiti, non saranno in grado di spendere come prima, rimuovendo un pilastro fondamentale dell'economia.

Non solo. Il comportamento dei consumatori non è puramente una funzione del denaro che hanno oggi. È anche ciò che pensano di avere in futuro. In un sondaggio condotto a febbraio dalla Federal Reserve sui consumatori, gli intervistati in media pensavano di avere il 14,6% di possibilità di non essere in grado di effettuare uno dei pagamenti minimi del debito richiesti nei successivi tre mesi, il livello più alto da aprile 2020. Il rischio è che un'inversione economica potrebbe portare a un calo particolarmente brusco della spesa.

Sullo sfondo, ci sono le previsioni degli economisti: secondo Ryan Sweet, capo economista statunitense di Oxford Economics, "è probabile che i dazi inizieranno a far aumentare i prezzi al consumo negli Stati Uniti nei prossimi mesi", e di conseguenza la banca centrale "rimarrà in disparte finché non ci sarà maggiore chiarezza su come, non solo i dazi, ma anche la politica fiscale e le politiche sull'immigrazione dell'amministrazione Trump influenzeranno l'inflazione e l'economia". Samuel Tombs, capo economista di Pantheon Macroeconomics, rileva invece che recenti indagini sul settore manifatturiero hanno evidenziato "un'imminente ripresa dell'inflazione dei beni di base" mentre Dan North di Allianz Trade North America parlando con AFP, si aspetta "di vedere più rischi in futuro, vista l’incertezza".

La scorsa settimana gli esperti di Goldman Sachs hanno rivisto al rialzo le loro previsioni per l'indice di inflazione core al 2,9% nel prossimo trimestre rispetto all'anno precedente, mentre prima stimavano il 2,4 per cento.

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