Olio, il piano del governo: +25% di produzione e lotta alla Xylella

Per il comparto si lavora a un nuovo Piano Olivicolo Nazionale. La Pietra (Masaf): "Dobbiamo rafforzare il valore economico e culturale del nostro olio extravergine, garantendo un giusto prezzo ai produttori e alla filiera"

Olio, il piano del governo: +25% di produzione e lotta alla Xylella
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Qualità e giusto prezzo per un'eccellenza italiana apprezzata nel mondo: il nostro olio extravergine. Ma anche interventi per migliorare la competitività e contrastare la Xylella, nemica giurata dell'agricoltura e dell'economia a essa legata. Obiettivo: ridurre i costi del 20% nel medio termine e aumentare la produzione nazionale del 25% in 7-10 anni. La strategia del governo per tutelare e promuovere il comparto è definita e racchiusa nel nuovo Piano Olivicolo Nazionale sul quale è in corso un lavoro interministeriale.

Non a caso, ad anticipare i punti chiave dell'iniziativa è stato il sottosegretario al Masaf, Patrizio La Pietra, che la settimana scorsa, insieme al ministro Franceso Lollobrigida, aveva convocato un tavolo con regioni e associazioni. "Oggi la vera sfida è tornare a produrre e a riaffermare il ruolo dell’Italia come Nazione leader nel settore, senza mai rinunciare alla qualità. Dobbiamo rafforzare il valore economico e culturale del nostro olio extravergine, garantendo un giusto prezzo ai produttori e alla filiera. La nostra forza sta nella qualità ed è su questo terreno che siamo imbattibili", ha affermato l'esponente di governo, interventuto oggi al Sol2Expo, la fiera dell'olio in corso a Veronafiere.

Il nuovo Piano Olivicolo interverrà dunque ad ampio spettro, considerando tutte le istanze della filiera. "Il riconoscimento del giusto prezzo per un prodotto di qualità è doverosa per supportare adeguatamente i nostri olivicoltori e tutti i componenti della filiera", ha ribadito innanzitutto il sottosegretario. Sui tempi del provvedimento, poi, La Pietra ha precisato: "Intendiamo confrontarci per sviluppare la bozza di piano e giungere in tempi rapidi all’individuazione di un percorso che rafforzi la competitività dell’olio italiano in termini economici, ma anche e soprattutto dal punto di vista del riconoscimento della qualità senza pari della nostra produzione".

La bozza prevede anche misure per ottenere nuove cultivar resistenti alla Xylella e con genotipo italiano, adatte anche per la realizzazione di impianti intensivi o superintensivi dove il territorio lo permette, come anche bloccare il diffondersi del parassita e recuperare superficie olivetata. La volontà è quella di far emergere e valorizzare oli Evo di alta qualità tra i regimi facoltativi di certificazione dei prodotti riconosciuti, come anche quella di aumentare la consapevolezza dei consumatori sulle proprietà salutistiche degli Evo e sull’origine degli oli di qualità. E ancora, gli obiettivi improntati alla crescita del comparto mirano ad aumentare la superfice coltivata a olivi e gestione del territorio, trasformando altresì la spinta inflattiva generata dalla crisi produttiva dell'olio italiano in un'occasione di riposizionamento verso l'alto sul mercato.

Alcuni dati utili a comprendere l'importanza di un tale intervento: secondo l'analisi dell'Osservatorio Sol2Expo-Nomisma, nella grande distribuzione la crescita media dei prezzi derivante dalla scarsità di offerta a livello nazionale e globale ha già ridotto dal 47% del 2022 al 20% del 2024 il differenziale esistente tra l'olio evo comunitario, che continua a rappresentare la tipologia più venduta a volume con il 62% e il 100% italiano. Questo avvicinamento ha reso più attrattivo al consumatore il prodotto ottenuto da olive italiane, il cui prezzo medio a scaffale è giustamente più elevato. "L'auspicio è che il consumatore italiano acquisisca una maggior consapevolezza sul valore reale dell'olio extravergine di oliva, portandolo a riconoscere l'evo, come un alimento principe della dieta mediterranea e non un semplice condimento o ingrediente da utilizzare in cucina", ha osservato detto Denis Pantini, responsabile Agroalimentare di Nomisma.

Sul fronte della distribuzione, gli ultimi tre anni sono segnati dagli effetti combinati dell'inflazione e di una produzione leggera, che hanno determinato una riduzione delle vendite a volume tra il 2022 e il 2024 del 10%, a fronte di un aumento del 64% a valore. Per quanto riguarda il mercato estero, l'export di evo raggiunge 160 Paesi, ma il 65% del valore è realizzato in Stati Uniti (32%), seguiti da Germania (15,5%), Francia (7,9%), Canada (4,7%) e Giappone (5,3%). Tra gennaio e novembre 2024, l'olio d'oliva Made in Italy ha registrato performance sopra la media in Germania (+58% la crescita del tricolore contro un aumento delle importazioni del 42%).

In 20 anni il consumo mondiale di olio d'oliva è cresciuto a piccoli passi (da 2,7 a 3 milioni di tonnellate), denotando tassi di crescita più rilevanti nei paesi extra-Ue, che hanno visto aumentare il loro peso dal 28% al 57%.

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