"Trump ordinò operazioni segrete contro la Cina": l'ultima rivelazione della Cia

La Reuters rivela che nel 2019 Donald Trump autorizzò la Cia a condurre un'operazione d'influenza segreta volta a fomentare la popolazione cinese contro i suoi leader

"Trump ordinò operazioni segrete contro la Cina": l'ultima rivelazione della Cia
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Non fanno in tempo a placarsi negli Usa le discussioni su TikTok e sulla minaccia cinese tornata alla ribalta come non accadeva dai tempi di Donald Trump che già si apre un nuovo fronte. Proprio la presidenza del miliardario è tirata in ballo in queste ore dalla Reuters che ha infatti rivelato come, al tempo del suo mandato, il tycoon, ricorrendo a tecniche spregiudicate degne dei momenti più bui del confronto con l'Unione Sovietica, autorizzò la Cia a condurre un’operazione "d’influenza" segreta contro la Cina. Obiettivo: istigare la popolazione del Paese del dragone contro i suoi leader.

L'ordine di Trump

Secondo diversi ex funzionari americani l’ordine della Casa Bianca sarebbe stato trasmesso all’agenzia di Langley nel 2019. Una piccola squadra di spie Usa avrebbe quindi ricevuto istruzioni di infiltrarsi all’interno dei social media cinesi per diffondere attraverso profili falsi informazioni negative sulla gestione del potere da parte del presidente Xi Jinping e dei suoi alleati. Ed il team di 007 non avrebbe agito solo in Cina ma anche in altre nazioni e regioni dove Washington e Pechino lottano per ottenere influenza. Tra le aree menzionate dove sarebbero state rilasciate intelligence non favorevoli alla potenza cinese ci sarebbero l’Africa, il sudest asiatico e il Pacifico meridionale.

Ad essere presa di mira dalla Cia sarebbe stata l’intera leadership politica cinese. Dai loro account fasulli gli agenti segreti immettevano informazioni su ricavi illeciti detenuti all'estero di proprietà di dirigenti del partito comunista. In base a quanto riportato dalla Reuters, centrale sarebbe stato il tentativo da parte delle spie di screditare la cosiddetta "Via della Seta", il progetto inaugurato da Xi Jinping nel 2013 che ha visto la costruzione di infrastrutture in numerosi Paesi in via di sviluppo, facendone emergere episodi di corruzione.

Il programma della Cia sarebbe stato ideato in risposta alle operazioni di spionaggio informatico compiute dai cinesi ai danni degli Stati Uniti. "La sensazione", spiega un ex funzionario della Sicurezza nazionale Usa, "è che loro ci stessero affrontando con mazze da baseball di acciaio mentre noi avevamo solo quelle di legno". "Volevamo che dessero la caccia a fantasmi”, ammette uno dei funzionari Usa. Infatti, l’agenzia di Langley intendeva generare anche “un clima di paranoia” tra i leader della Cina spingendo il Paese del dragone “a sprecare risorse” per stanare gli intrusi in una delle reti internet più controllate al mondo.

La reazione del dragone

Immediata la risposta di Pechino alle rivelazioni sulle operazioni degli 007 americani. Un portavoce del ministro degli Esteri cinesi ha affermato che Washington utilizza “lo spazio dell’opinione pubblica e le piattaforme dei media come armi per diffondere notizie false e manipolare l’opinione pubblica internazionale”.

Tale dichiarazione arriva all’indomani dell’approvazione della legge alla Camera che potrebbe portare al bando di Tik Tok in America. "Gli Stati Uniti devono mettere fine alle pressioni per escludere ingiustamente le aziende straniere dai loro mercati", ha tuonato un portavoce del Ministero del commercio il quale ha avvertito che la Cina "adotterà tutte le misure necessarie" per difendere le sue imprese.

Il programma segreto Usa appena venuto allo scoperto aggiunge benzina sul fuoco nei rapporti tra i due Paesi tantopiù se si considera che il programma autorizzato da Trump, come accaduto in passato per casi simili, potrebbe non essere stato

ancora bloccato dall'amministrazione Biden. Intanto gli esperti si affrettano a commentare che "la guerra fredda è tornata". Anche se il mondo nel frattempo si è fatto decisamente più complicato.

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