"Non certificate i voti". Trump, nuovi audio sulle elezioni 2020: ecco cosa disse

Il Detroit News rivela che nel 2020 l'ex presidente cercò di impedire la certificazione dei voti in una contea del Michigan

"Non certificate i voti". Trump, nuovi audio sulle elezioni 2020: ecco cosa disse
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Incubo di Natale senza fine per Donald Trump. A poche ore dallo stop arrivato dai giudici della Corte Suprema del Colorado alla candidatura del tycoon nello Stato, il Detroit News rivela che pochi giorni dopo le elezioni presidenziali del 2020 l’allora inquilino della Casa Bianca fece pressioni su due funzionari elettorali repubblicani, Monica Palmer e William Hartmann, affinché non certificassero i risultati delle votazioni nella contea di Wayne nel Michigan.

Il quotidiano di Detroit è entrato in possesso della registrazione di una telefonata avvenuta il 17 novembre a cui avrebbero preso parte The Donald, la numero uno del Gop Ronna McDaniel e i due funzionari elettorali della contea del Michigan. Nel corso della conversazione Trump ha affermato che “dobbiamo lottare per il nostro Paese. Non possiamo lasciare che queste persone ce lo portino via”. La McDaniel, invitando Palmer e Hartmann a non firmare, li ha rassicurati dicendo che avrebbero trovato degli avvocati. Quella sera i due funzionari non firmarono la dichiarazione ufficiale dei voti per la loro contea e il giorno dopo cercarono, senza riuscirci, di ritirare i loro voti a favore della certificazione. Nel 2020 i risultati ufficiali nello Stato del midwest assegnarono la vittoria a Joe Biden con un margine di 154mila voti sull’avversario e nella contea incriminata il candidato democratico ottenne il 68,4% delle preferenze contro il 30,3% del repubblicano.

Steven Cheung, portavoce della campagna di Trump, ha dichiarato che le azioni dell’ex presidente rientravano "nei suoi doveri e sono state intraprese per assicurare l’integrità delle elezioni, incluso l’indagine sulle votazioni manipolate e rubate del 2020”. Un’affermazione che rilancia le accuse, sempre smentite dai fatti, avanzate dal miliardario, anche nella campagna elettorale del 2016 contro Hillary Clinton, su presunti brogli organizzati dal partito dell'asinello. Le pressioni sui funzionari del Michigan ricordano poi quelle esercitate dal tycoon tre anni fa sul segretario di Stato della Georgia, Brad Raffensperger, per impedire anche lì il riconoscimento della vittoria del candidato democratico. Una vicenda per la quale Trump è stato nel frattempo incriminato.

Proseguono intanto le polemiche scatenate dalla decisione dell’Alta Corte del Colorado di escludere il miliardario dalla competizione elettorale nello Stato a poche settimane dai caucus in Iowa, la prima tappa prevista per selezionare lo sfidante repubblicano che affronterà il presidente uscente. Nelle ultime ore anche in California la vicegovernatrice dem starebbe sondando la possibilità di seguire lo stesso percorso ricorrendo al 14esimo emendamento che stabilisce l’ineleggibilità per chi ha partecipato a “insurrezioni”. Trump nelle ultime ore si difeso sostenendo di non aver mai appoggiato la rivolta del 6 gennaio del 2021.

Sulla questione comunque si esprimeranno all’inizio di gennaio i nove giudici della Corte Suprema, tre dei quali nominati

proprio da Trump. Per i commentatori politici è improbabile che confermino la sua esclusione. Secondo un sondaggio condotto da Yougov il 54% degli americani si mostra però favorevole a quanto stabilito dai togati in Colorado.

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