Il nuovo governo laburista del Regno Unito ha deciso di seguire una strada diversa rispetto ai conservatori nei suoi rapporti con Israele. Downing Street ha annunciato che l’esecutivo abbandonerà il piano per contestare la richiesta di un mandato d'arresto internazionale contro il primo ministro ebraico Benjamin Netanyahu emesso dalla Corte panale internazionale.
“Si trattava di una proposta del governo precedente che non era stata presentata prima delle elezioni, e posso confermare che il governo non la accoglierà, in linea con la nostra posizione di lunga data secondo cui spetta alla giustizia decidere”, ha riferito un portavoce del governo guidato da Keir Starmer, aggiungendo che l’esecutivo di sinistra “attribuisce importanza alla separazione dei poteri e allo stato di diritto”. La notizia è arrivata nel giorno in cui il tribunale dell’Aia aveva fissato la scadenza per la presentazione di possibili ricorsi sull’emissione dei mandati d’arresto nei confronti di Netanyahu, del ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant e di tre leader di Hamas, Yahya Sinwar, Mohammed Deif e Ismail Haniyeh, per crimini di guerra e contro l’umanità a Gaza e nello Stato ebraico.
La decisione della Corte risale al maggio scorso e al tempo era stata molto contestata. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden aveva affermato che “non può esserci equivalenza tra Israele e Hamas”. Il procuratore generale Karim Khan gli aveva risposto in un’intervista al Sunday Times, in cui aveva negato di mettere lo Stato ebraico e l’organizzazione terroristica sullo stesso piano e che “Israele ha tutto il diritto di proteggere la sua popolazione e di recuperare gli ostaggi, ma nessuno ha il diritto di commettere crimini di guerra o crimini contro l'umanità”. La richiesta di emissione dei mandati d’arresto aveva scatenato anche l’ira del mondo politico ebraico. “Mettere i leader di un Paese che è andato in battaglia per proteggere i suoi cittadini, sulla stessa linea dei terroristi assetati di sangue, è cecità morale e una violazione del suo dovere e della sua capacità di proteggere i suoi cittadini”, aveva tuonato Benny Gantz, mentre Netanyahu aveva parlato di “crimine storico che non scomparirà”.
Anche quando i mandati saranno ufficialmente emessi, la loro attuazione sarà abbastanza complessa. Sulla carta i 123 Paesi che hanno ratificato lo Statuto di Roma della Cpi sarebbero obbligati ad arrestare i bersagli delle misure qualora dovessero mettere piede nel loro territorio. Il capo dell’ufficio politico di Hamas Ismail Haniyeh, però, si trova in Qatar, una nazione che non fa parte della Corte. Mohammed Deif è stato probabilmente ucciso in un raid israeliano e di Sinwar non si conosce la locazione esatta.
Per quanto riguarda Netanyahu e Gallant, essi possono sia far valere il fatto che Israele non ha sottoscritto lo Statuto, sia utilizzare lo “scudo” degli Stati Uniti, Paese chiave che non riconosce l’autorità del tribunale dell’Aia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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