L'allarme dell'intelligence Usa: "L'Iran vuole uccidere Trump prima del voto"

Cresce l'allerta per le minacce alla sicurezza del candidato repubblicano. Il regime degli ayatollah sulle tracce di Trump per vendicare la morte del generale dei pasdaran Soleimani

L'allarme dell'intelligence Usa: "L'Iran vuole uccidere Trump prima del voto"
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L’ombra dell’Iran non si allunga solo sul Medio Oriente in fiamme ma anche sulla campagna elettorale americana a pochi giorni dall’apertura dei seggi. Secondo quanto rivelato dal New York Times il regime iraniano sarebbe infatti intenzionato ad assassinare il candidato repubblicano Donald Trump prima del voto del 5 novembre come vendetta per l’uccisione del comandante dei pasdaran Qassem Soleimani autorizzata dall’ex presidente nel gennaio del 2020.

Trump, sopravvissuto di recente già a due tentati assassinii, sarebbe stato informato della minaccia contro la sua persona durante una riunione con due funzionari dell’ufficio del direttore della National Intelligence avvenuta lo scorso 24 settembre. L’incontro svoltosi in un edificio dell’Fbi a poca distanza dalla residenza del tycoon a Mar-a-Lago in Florida sarebbe stato organizzato su iniziativa dei Servizi Segreti e del dipartimento dell’Homeland Security.

In risposta all'allerta dell'intelligence la Casa Bianca avrebbe recapitato in privato un messaggio ai più alti livelli del governo iraniano facendo sapere che Washington considererebbe un atto di guerra qualsiasi attentato contro Trump. Un’iniziativa ritenuta però insufficiente da The Donald che, scrive il quotidiano americano, avrebbe chiesto rabbioso ai suoi più stretti collaboratori come mai il presidente Joe Biden non abbia minacciato pubblicamente di colpire Teheran senza pietà in caso di un attacco contro di lui.

Il miliardario è nel mirino da tempo del regime degli ayatollah e già negli scorsi mesi si è parlato delle incursioni di hacker iraniani a caccia di materiale che potrebbe compromettere le sue chance elettorali. Tra gli account violati dai cyberattacchi ci sarebbero quelli di consiglieri di alto profilo di Trump come Susie Wiles e Roger Stone. A giugno Teheran è entrata inoltre in possesso dei documenti redatti per il candidato repubblicano in vista del dibattito del 28 giugno passando tali informazioni agli uomini della campagna di Biden, ritiratosi di lì a poco dalla corsa alla Casa Bianca proprio dopo la debacle televisiva.

C’è da dire che le agenzie che hanno messo a conoscenza Trump dei piani dell'Iran non riterrebbero la Repubblica Islamica davvero in grado di vendicare su suolo americano la morte di Soleimani. Allo stesso tempo, secondo l’intelligence Usa il fallito attentato di due mesi fa a Butler in Pennsylvania avrebbe però incoraggiato la leadership iraniana a proseguire con i suoi complotti affidandosi, tra i vari scenari, a gruppi criminali per il reclutamento di un sicario. E qualcosa di molto simile in effetti potrebbe essere già accaduta. Infatti nel corso dell’estate Asif Raza Merchant, un pachistano che aveva fatto tappa poco prima in Iran, è stato arrestato a New York con l’accusa di aver cercato di assoldare un killer professionista per colpire diversi politici americani. Trump incluso.

A complicare la gestione della protezione dell’esponente repubblicano è poi lo stesso tycoon che si è spesso scagliato contro le agenzie governative incaricate di difenderlo definendole parte di un “Deep State” a lui ostile. Il miliardario oltretutto avrebbe criticato Biden e la sua vice Kamala Harris colpevoli a suo dire di non fornirgli gli strumenti per garantire la sicurezza del suo tour elettorale nel Paese. In particolare non sarebbero state approvate le richieste di un jet militare simile all’Air Force One o all’Air Force Two e dispositivi per bloccare possibili attacchi con droni.

Funzionari Usa ribadiscono al New York Times la serietà della minaccia contro Trump sottolineando come essa sia destinata a perdurare anche in caso di sconfitta del repubblicano. Nell’amministrazione Biden c’è inoltre chi sostiene che un’eventuale vittoria dei democratici potrebbe essere contestata dagli uomini di The Donald anche sulla base delle limitazioni degli spostamenti del miliardario.

Per capire quello che potrebbe invece accadere in caso di vittoria del Gop basta leggere il comunicato rilasciato da Brian Hughes, portavoce della campagna del tycoon: “Quando il presidente Trump tornerà alla Casa Bianca, affronterà avversari che minacciano la nostra nazione e si assicurerà che le agenzie federali facciano il possibile per mantenere la

sicurezza dei loro protetti e delle loro famiglie”. Parole che evocano un repulisti senza precedenti negli ambienti dell’intelligence e non solo. Il tutto all’insegna della battaglia finale contro il “Deep State”.

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