Le tensioni tra l'Occidente e il resto del mondo rischiano di spingere sempre di più l'Europa in un vicolo cieco e di causarle ingenti danni economici e geopolitici. Per questa ragione, in vista delle imminenti elezioni europee, c'è chi propone una ricetta per costruire un'Unione europea migliore rispetto a quella vista fin'ora, nella quale far confluire le istanze dell'Italia sui principali dossier internazionali. Paolo Silvagni, dell'omonima famiglia, titolare dei brand Valleverde e Goldstar, e candidato per il Fronte della Libertà nella circoscrizione nord-est, ha le idee chiare. "Chi ha governato finora non si è ancora reso conto che siamo già in guerra", ha spiegato l'imprenditore alludendo al confronto, sempre più acceso, giocato tra il blocco occidentale e i suoi rivali sistemici. Tra questi, ha dichiarato lo stesso Silvagni, rientrano Russia, Iran, Corea del Nord e Cina, le cui aspirazioni si sommano ad altre conseguenze globali (come l'aumento dell'energia e l'inflazione) nefaste per il Vecchio Continente.
Un'Europa diversa
Per affrontare le numerose sfide che stanno comparendo all'orizzonte, ha sottolineato Silvagni, è necessario cambiare registro. "Si è formato un asse di Paesi che include Cina, Russia, Iran, Corea del Nord, e vuole allargarsi ad altri Paesi BRICS ed altri ancora", ha spiegato il candidato moderato, sottolineando come questi Paesi rivendichino le loro azioni attribuendo tutto alla "responsabilità alla Nato col banale motivo di sentirsi accerchiati dalla supremazia dell’Occidente".
A proposito di BRICS, l'ultimo Paese attratto da questo gruppo coincide con la Turchia, che sta scivolando sempre più lontana dal blocco a guida statunitense. Lo scorso lunedì, il ministro degli Esteri di Ankara, Hakan Fidan, si trovava a Pechino per partecipare ad un vertice con il suo omologo cinese Wang Yi. Dopo l’incontro gli era stato chiesto se il suo Paese fosse interessato ad unirsi ai Brics. “Ovviamente ci piacerebbe. Perché non dovrebbe?”, aveva replicato.
Da questo punto di vista, ha aggiunto Silvagni, l’anello più debole dell’Occidente coincide l’Europa. Alle prese con una guerra, quella in Ucraina, e in apprensione per il conflitto prolungato che rischia sempre di infiammare il Medio Oriente, quello che contrappone l'organizzazione pro palestinese di Hamas (e affini: da Hezbollah agli Houthi) a Israele. Terremoti del genere non possono - e non devono - essere letti soltanto con le lenti politiche, visto che generano ripercussioni economiche degne di nota. La crisi israelo-palestinese, ad esempio, ha minato una regione strategica per il commercio internazionale mentre l'offensiva russa contro Kiev ha fatto innalzare il prezzo delle risorse energetiche europee.
Le conseguenze economiche
Arriviamo, quindi, alle conseguenze economiche: proprio quelle denunciate da Silvagni contro le quali è fondamentale agire. "Aumento dell’energia fino a 10 volte, inflazione al 20% in due anni, blocco del Mar Rosso che causano ritardi nei trasporti delle merci, costi quadruplicati, danni a tutte le filiere industriali. Anche la BCE potrebbe essere costretta a rivedere le sue intenzioni di ridurre i tassi di interesse", ha dichiarato ancora l'imprenditore, elencando alcuni dei principali nodi spinosi da sciogliere al più presto.
E l'Italia? In un primo momento il governo italiano all’inizio aveva deciso di astenersi da ogni azione militare nel Mar Rosso "per difendere i nostri commerci". "Poi si è ricreduto ma troppo tardi quando il danno era fatto, dato che la maggioranza delle merci viaggia prima del capodanno Cinese", ha chiarito ancora Silvagni.
In vista delle imminenti elezioni europee, insomma, Paolo Silvagni è convinto che un’Europa migliore si può ancora costruire. Per questo intende andare personalmente a Bruxelles e Strasburgo per portare avanti le istanze dell’Italia sui temi internazionali più scottanti e strategici.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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