Presenza eccezionale di Javier Milei questa sera sul palco di Atreju, a Roma. Con lui è salito anche il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, padrona di casa della manifestazione che ha visto alternarsi sul palco leader ed esponenti di tutte le formazioni, per commentare e discutere dell'attuale situazione politica italiana e internazionale. "Sono tornata per un altro amico che ci è venuto a trovare, e sono molto contenta di averlo qui stasera. Penso che davvero dobbiamo ringraziare questo ospite che ha fatto un viaggio lungo per partecipare a questa edizione di Atreju. Lui sta portando una vera e propria rivoluzione culturale in una nazione che è sorella dell'Italia", ha detto il premier salendo sul palco di Roma per presentare Milei.
"Come noi condivide l'idea che la politica fatta solo di sussidi è una politica che porta i Paesi verso un baratro, come noi sa che il lavoro è l'unico antidoto vero per la povertà", ha aggiunto il premier prima di far entrare il presidente argentino, accolto da una standing ovation e dal grido "libertà, libertà" scandito dalla platea. "Argentini e italiani sono uniti profondamente da molte generazioni. Per questo qui più che fra amici sento che sono in famiglia", ha detto il presidente sudamericano, rispondendo al grande calore del pubblico presente. Da oggi, per altro, è un cittadino italiano, perché eleggibile come discendente di italiani. Anche la sorella di Milei, Karina, ha ricevuto la cittadinanza. La legge italiana prevede che gli stranieri debbano vivere in Italia per dieci anni prima di poter richiedere la naturalizzazione e i figli nati in Italia da genitori stranieri non possono richiedere la cittadinanza prima dei 18 anni.
Milei ha sottolineato come il suo arrivo al vertice dell'Argentina fosse accompagnato grande scetticismo, sia dagli analisti interni che da quelli internazionali: "Contro tutti i pronostici il nostro governo è in carica da un anno. Pensavano che durassi due mesi. Oggi questa stessa gente si sorprende dei risultati". Un percorso simile a quello di Meloni in Italia, dove la sua presidenza veniva data "in scadenza" entro pochi mesi dall'elezione e, invece, non solo sono già trascorsi due anni e mezzo, ma i risultati ottenuti vanno ben oltre le aspettative in molti ambiti.
"Siamo migliori della sinistra in tutto", ha aggiunto il presidente argentino, aggiungendo che gli sarebbe piaciuto usare una versione più "colorita" per esprimere il concetto ma "visto che sono presidente devo guardare alla forma". Risate del pubblico ma anche applausi, quando ha dichiarato che "la sinistra è il culto del potere, preferisce regnare all'inferno che servire in paradiso e se deve trasformare il paradiso nell'inferno per mantenere il potere lo fa senza scrupolo". La destra, ha aggiunto, deve combattere il socialismo "come una falange romana dove nessuno rompe la formazione", perché la miglior difesa "è sempre l'attacco" e secondo lui "non c'è strategia peggiore di porsi alla difensiva" errore in cui la destra liberale "è caduta spesso". Abbiamo perso tempo, ha aggiunto riferendosi all'Argentina, "a spiegare cose a coloro che non lo meritavano. Non dobbiamo spiegare nulla a chi ha rovinato il Paese".
Sul centro moderato ha ribadito tutti i suoi dubbi, descrivendolo come "sempre funzionale al socialismo". Inaspettatamente, dal palco di Atreju ha citato il padre della rivoluzione d'Ottobre: "Come diceva Lenin, che era un 'zurdo' ma va ascoltato, senza teoria rivoluzionaria non può esserci un movimento rivoluzionario". Zurdo, nella terminologia dialettale argentina, è un termine dispregiativo utilizzato dai militanti di destra per definire quelli di sinistra. Il senso delle parole di Milei è quello di spingere per la creazione di una "internazionale" di destra per combattere "il socialismo woke". Se si crede nelle proprie battaglie, in politica non si devono "mai negoziare le idee per avere un voto in più". Negare le tue convinzioni "per avere un voto finisce prima o poi per lasciarti senza convinzioni e senza voti".
E a chi lo accusa per i modi utilizzati, Milei replica che è meglio dire una "verità scomoda" che una "bugia confortevole". Questa è una delle dieci "ricette" personali usate nel primo anno di governo. "Ogni programma di governo deve basarsi sulla verità, non solo perché è corretto ma anche perché le misure non funzionano se sono basate su un'analisi erronea della realtà", ha spiegato. Ed è inutile, a suo avviso, addolcire la verità: se è amara "meglio ingoiarla tutta in una volta". Le sue ricette, ha proseguito, "non sono né politicamente corrette, né professionali, ma non si può nascondere che finora ci abbiano dato risultati, almeno funzionano. Sono come il catenaccio, però in politica".
Non si definisce un politico, spiega aver "sempre disprezzato i politici per i danni profondi che hanno fatto al mio Paese. Sono entrato in politica a 51 anni, e a chi mi voleva insegnare come fare politica, come comportarsi, come negoziare, come parlare in Camera... Diciamo che non li ho mai studiati e tanto meno li ho applicati". Dell’opinione dei politici, ha ribadito, su quasi tutti i temi "non ci importa un fico secco". E, ha aggiunto, per sconfiggere la sinistra, i conservatori devono esercitare senza esitazione il potere.
A "differenza dell'economia, la politica è un gioco a somma zero: gli spazi di potere che non occupiamo noi, li occupa la sinistra. Per questo dobbiamo essere decisi, pratici e non esitare nell'esercitare il potere, quando lo si ha".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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