
Quello che si è appena concluso è stato un weekend particolarmente intenso per Giorgia Meloni, impegnata domenica a Londra nel vertice con gli altri leader europei per trovare una quadra sulla situazione in Ucraina. Le pressioni internazionali sono forti, l'Occidente rischia una spaccatura grave ed è il momento di mantenere i nervi saldi senza indossare le casacche di uno o dell'altro schieramento per arrivare a una soluzione. "Sicuramente il momento non è facile, non non è facile per nessuno, non è certamente facile per me quando bene o male ti trovi a prendere delle decisioni che inevitabilmente incideranno sul futuro della tua nazione, dell'Europa, del quadro geopolitico nel suo complesso", ha dichiarato il premier Meloni ai microfoni di XXI secolo, il programma condotto da Francesco Giorgino, in onda questa sera su Rai Uno a partire dalle 23.40.
Certo, ha proseguito Meloni, "non è che sono decisioni che si prendono con leggerezza e questa è anche la ragione per la quale sono convinta che questo sia un momento nel quale, prima di fare una scelta, bisogna ponderarla". Il presidente del Consiglio, anche su Rai Uno, ha ribadito che per lei "la priorità è sempre difendere l'interesse nazionale italiano. E credo che sia nell'interesse nazionale italiano evitare qualsiasi possibile frattura all'interno dell'Occidente". Perché se le divisioni, ha spiegato il premier, "ci renderebbero solamente tutti quanti più deboli". È per questa ragione, prosegue nell'intervista, che "ho chiesto un incontro per parlarsi in modo franco di come si vuole affrontare questa questione specifica, la questione della guerra in Ucraina, ma in generale diciamo le grandi sfide che Europa, Stati Uniti e l'Occidente hanno di fronte". I toni di questi giorni, incalza Meloni che tra tutti i leader è quello che sta facendo il lavoro più intenso per evitare spaccature, "al di là di quello che può sembrare i toni, diciamo danno l'impressione che le posizioni siano molto distanti, ma in realtà non lo sono".
Non lo sono perché tutti gli attori in campo "condividono lo stesso obiettivo", che è "portare in Ucraina una pace giusta, portare una pace stabile, duratura, io direi definitiva". E questo, "serve a tutti, perché serve all'Ucraina, serve ai Paesi europei, particolarmente a quelli che si sentono minacciati, giustamente, dalla Russia e serve a Donald Trump, che è un leader forte". L'Italia, in questo ambito internazionale, "partecipa con la sua franchezza" e, infatti, Meloni sottolinea di aver espresso "varie perplessità sulla proposta franco-britannica" e pur ringraziando i colleghi, ha spiegato, "penso che in questo momento chiunque faccia delle proposte fa una cosa comunque utile". Ma, sulla proposta di invio di soldati, "l'Italia ha espresso le sue perplessità, secondo me è molto complessa nella realizzazione", il premier non è convito dell'efficacia e questo, ha ribadito, "è la ragione per la quale abbiamo detto che non manderemo i soldati italiani in Ucraina".
Per Giorgia Meloni, l'Occidente "non è soltanto un luogo geografico: l'Occidente è anche un ideale, è una cultura, è una storia, è una tradizione, è una civiltà" e lo scontro tra Zelensky e Trump alla Casa Bianca "ha oggettivamente scioccato un po' tutti". All'opposizione che l'ha accusata di non aver preso una posizione netta al fianco del presidente ucraino, il premier sottolinea che "l'opposizione mi accusa di qualsiasi cosa. Penso che facciano correttamente il loro lavoro anche se, voglio dire, forse in un momento come questo un po' dispiace, no? Si preferisce sempre la polemica un po' fine a se stessa". Ci sono dei momenti "nei quali non c'è bisogno di fare polemica per forza, io ho detto quello che penso, questo è il tempo in cui le persone serie lavorano per ricomporre, non lavorano per dividere ulteriormente. A chi giova la tifoseria?". Il lavoro che sta facendo il premier, prosegue a spiegare nell'intervista, "è un lavoro di ricomposizione, poi è possibile che altri non siano d'accordo, ma questo è l'obiettivo dichiarato ed è l'obiettivo che perseguo".
Sul rapporto personale con Donald Trump, il presidente del Consiglio specifica che "la categoria dell'amico e del nemico in politica estera è una categoria particolare, nel senso che io sono anche amica di un sacco di gente, di moltissimi leader, dopodiché difendo l'interesse italiano, mica difendo l'interesse loro". Ed è per questo che il premier, sulla cosiddetta "guerra dei dazi" ha spiegato che "una guerra commerciale non conviene a nessuno, neanche agli Stati Uniti". Dopo di che, ha sottolineato, "da tempo" e non dall'amministrazione Trump gli Usa pongono il tema di "un surplus commerciale e credo si possa risolvere in maniera positiva piuttosto che avviando una escalation". Questo, ha aggiunto "è uno dei temi che affronterò e in parte ho già affrontato con il presidente Trump" e l'Europa affronterà e "sta affrontando con il presidente" Usa, su questo, ha concluso, "farò di tutto" per difendere l'Italia che è una "nazione esportatrice". Sui dazi, Meloni ha sottolineato che "sui dazi il nostro interesse è completamente opposto a quello che sta dichiarando Donald Trump, poi vedremo che cosa accadrà nei fatti".
Passando alla politica interna, sulle riforme Meloni ha detto che quella del premierato "è una riforma che sta procedendo in Parlamento, siamo assolutamente determinati ad andare avanti con le riforme che abbiamo proposto per questa nazione, la riforma del premierato non è una riforma che io sto facendo perché ritengo che sia utile a questo governo". È una riforma, ha spiegato, che è "una riforma necessaria per chi verrà dopo di noi, penso che sia una riforma necessaria per l'Italia, perché fa fondamentalmente due cose: rimette il potere di scelta nelle mani dei cittadini e a chi viene scelto dai cittadini viene dato il tempo di realizzare la visione che i cittadini hanno chiesto di realizzare". La stabilità "oggi è l'elemento di maggiore forza che noi abbiamo in Italia nel quadro internazionale, ti dà credibilità a livello internazionale, ti dà una visione da realizzare, quindi la possibilità di costruire una strategia per questa nazione, significa strategia industriale, qualsiasi tipo di strategia, ti dà la possibilità di non gettare i soldi dalla finestra per comprare consenso facile".
Sulla giustizia, invece, il premier si è detto pronto al dialogo e l'incontro con i magistrati "sarà fatto con uno spirito aperto, con grande rispetto, io ho per la magistratura un rispetto enorme, questa non è una riforma fatta contro qualcuno, è una riforma secondo me necessaria per far funzionare meglio la giustizia, penso che i toni apocalittici che in alcuni casi ho sentito siano assolutamente fuori luogo". Meloni è pronta "a confrontarmi, sono aperta, sono disponibile e penso che possa essere utile diciamo a riportare il confronto nell'alveo nel quale deve stare, al di là delle posizioni che possono certamente essere differenti".
A differenza di quello che dicono i magistrati sul controllo politico, il premier dice che "è il contrario, cioè quello che la riforma prevede è che per esempio il Parlamento non decide più i membri del Csm, quindi casomai io sto togliendo il controllo della politica sul Consiglio Superiore della Magistratura, ma anche sul controllo politico delle correnti della magistratura politicizzata e quindi noi stiamo cercando di liberare la magistratura da tutti i possibili
condizionamenti politici, che mi pare una cosa buona per la stragrande maggioranza, per la quasi totalità dei magistrati che vogliono semplicemente fare bene il loro lavoro e non dover sottostare alle logiche correntizie".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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