"Nessuna degenerazione autoritaria". Mieli stronca gli indignanti della sinistra su Trump

L'ex direttore del Corriere della Sera smonta il refrain della sinistra sul presunto pericolo autoritario: "Della sinistra non sopporto che quando vincono altri è sempre fascismo"

Paolo Mieli
Paolo Mieli
00:00 00:00

“Non sopporto che ogni volta che vince la destra la mia parte politica, la sinistra, gridi sempre al pericolo fascismo”. Come per l’Italia, anche per la politica statunitense l’onestà intellettuale di Paolo Mieli riesce a spazzare via le tesi deliranti dell’intera sinistra nostrana. Dopo l’insediamento ufficiale alla Casa Bianca, Donald Trump è stato etichettato in tutti i modi possibili: da reazionario a favore dell’assalto di Capitol Hill a pericoloso autoritario repubblicano, passando per fascista di un nuovo Ventennio a stelle e strisce.

Insomma, le fini menti della sinistra mediatica hanno partorito gli insulti più ricercati senza consegnare al cittadino un’analisi pacata della vittoria a valanga di The Donald. A invertire questa rotta ci ha pensato l’ex direttore del Corriere della Sera Paolo Mieli. Incalzato nel merito da Quarta Repubblica, il programma politico condotto da Nicola Porro, il saggista ha analizzato con lucidità il percorso vincente di Trump, senza esimersi dal riservare una stoccata alla gauche giornalistica.

“Trump può dare molte sorprese”, esordisce Mieli. Ma non come intendono gli indignati della nuova era Trump:“Non nel senso che mi preoccupa, non intravedo i segni di una degenerazione autoritaria, quello assolutamente no”, continua. Poi, a stretto giro, arriva la spiegazione che spesso la sinistra tende a dimenticarsi: “Lui ha fatto quattro anni, poi è stato battuto da Biden alle elezioni, Biden ha fatto quattro anni, poi si è rivotato”. Insomma, il normale iter democratico che ha consegnato prima l’America a un democratico e poi, a novembre dell’anno scorso, a un repubblicano di ferro come Trump. La femosa regola dell’alternanza che, evidentemente, non convince i giornali progressisti italiani.

La situazione di adesso, ribadisce Mieli, è simile a quella del primo governo di Silvio Berlusconi in Italia.“Su di lui c’era tanta curiosità, si pensava a cosa sarebbe stato”. Ma poi, anche in quel caso, “prima c’era Berlusconi, poi tornava Prodi e così via”.

Da qui la conclusione: “È il sistema democratico, io sono un elettore di sinistra e a volte vinco e a volte perdo ma, della mia parte politica, non sopporto che quando vincono gli altri è sempre fascismo”. Un refrain che, purtroppo, sentiamo ripetere anche al di fuori dei nostri confini nazionali.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica