Il governo egiziano si attiva per seguire «da vicino» le indagini sull'incidente che ha coinvolto Ramy Elgaml e per chiedere verità sulla morte del 19enne che viveva a Milano, nel quartiere Corvetto. In un comunicato pubblicato alcuni giorni fa anche in inglese sul sito del Sis-State information service, agenzia governativa che riferisce direttamente al presidente al-Sisi, si dà ampia rilevanza alla morte del «cittadino egiziano Rami El-Gamal». Una iniziativa dal sapore amaro, per un Paese che da anni nega collaborazione a chi chiede verità per il cittadino italiano Giulio Regeni.
Il ministero degli Esteri e della migrazione, si legge, «segue da vicino il caso del 19enne giovane egiziano Rami El-Gamal, che ha perso tragicamente la vita a Milano». Il ministro Badr Abdelatty, appresa la notizia, «ha immediatamente dato indicazioni al Consolato generale egiziano a Milano di coordinarsi con le autorità italiane». Il Consolato sta quindi «supervisionando le indagini per chiarire le circostanze della morte». Una volta che le indagini si concluderanno, «è atteso un report dettagliato dalle autorità competenti». Il governo rivolge le
proprie condoglianze alla famiglia del giovane, poi descrive l'incidente di via Ripamonti, citando il posto di blocco bruciato dallo scooter e l'inseguimento dei carabinieri, «la gendarmeria nazionale italiana». Parla delle rivolte al Corvetto, infine fornisce un dato: «L'Italia è la casa della più grande comunità egiziana d'Europa, con oltre 600mila egiziani. Milano ospita la concentrazione maggiore, seguita da Roma e Torino».
E giovedì, in un'intervista a Diritto e Rovescio su Retequattro, Neda Khaled, la fidanzata di Ramy, ha dichiarato: «Milano è come una giungla, non sai cosa ti aspetta, devi sopravvivere, o vivi tu o vivo io. È così purtroppo». Lo ha detto anche per spiegare perché il 19enne avesse un coltello la notte dell'incidente. «Per difendersi. Un paio di annetti fa si era preso con dei ragazzi che lo stavano disturbando e uno aveva tirato fuori un coltellino e lo aveva ferito alla schiena. Da lì a lui era venuta la paranoia; ti devi difendere. Quando ha preso lo spray (al peperoncino, ndr) per sé stesso, l'ha preso anche per sua madre e per me». Ancora: «Il coltello ce l'ho anche io, sono una ragazza, peso venti chili, sono piccola, come mi difendo? Ho anche paura ad usarlo, ho paura di
fare male a un'altra persona, ma è così che si vive qua, sono i quartieri di Milano». Sui contanti che Ramy aveva in tasca: «Sono sicura che li avevano divisi, la movida a Milano costa tanto. Erano soldi del suo stipendio messi da parte ma sicuramente non erano tutti suoi i mille euro, saranno stati divisi tra i ragazzi per fare serata». Nelle indagini sull'incidente la Procura all'inizio della prossima settimana affiderà l'incarico a un esperto per una consulenza tecnica cinematica e dinamica. L'accertamento dovrà chiarire l'eventuale entità dell'urto accidentale tra lo scooter dei due ragazzi e la gazzella dei carabinieri che in ambienti inquirenti si ritiene ci sia stato.
Alla base dell'ipotesi ci sono la testimonianza di un ragazzo che avrebbe assistito alle ultime fasi dell'inseguimento e tracce di vernice dell'auto sullo scooter. Verrà inoltre analizzato il cellulare del teste alla ricerca di un video che, ha messo a verbale il giovane, i carabinieri gli avrebbero fatto cancellare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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