Schiaffo di Jens Stoltenberg all’Italia. Il segretario generale della Nato ha nominato in gran fretta il rappresentante speciale dell’Alleanza per il fianco Sud e, diversamente da quanto Roma chiedeva e si aspettava, la carica è stata assegnata allo spagnolo Javier Colomina, già rappresentante speciale per l’Asia e il Caucaso e vicesegretario generale aggiunto per gli Affari politici e la politica di Sicurezza. La scelta sarebbe da considerarsi ad interim, visto che il mandato di Stoltenberg terminerà a ottobre.
Da palazzo Chigi sono state espresse “forti perplessità” per l’indicazione di quello che viene definito “un inviato personale di Stoltenberg a poco più di due mesi dalla scadenza del suo mandato”. Nulla, nemmeno nel quartier generale del Patto atlantico a Bruxelles, aveva fatto presagire una tale rapidità in favore dello spagnolo. Immancabile l’affondo delle opposizioni, secondo cui la decisione di Stoltenberg è prova dell’isolamento del nostro Paese. “Se ti tieni fuori dalle dinamiche internazionali per interessi di partito, poi fuori ti ci lasciano. E non conti niente”, ha affermato Lia Quartapelle del Partito democratico. Le ha fatto eco Ivan Scalfarotto di Italia Viva, secondo cui la decisione di Stoltenberg è un “addio” alle “ambizioni italiane per una posizione che riguarda il cuore degli interessi nazionali”.
La nomina di Colomina non è stata ancora ratificata e il rappresentante permanente dell’Italia alla Nato, l’ambasciatore Marco Peronaci, ha inviato una lettera di protesta al segretario generale, in cui è stato sottolineato che “per essere efficace la politica della Nato verso il Sud necessita di un rinnovato approccio, non di una ridenominazione”. L’esecutivo si era speso per la creazione della nuova figura sia durante il G7, sia durante il vertice dell’Alleanza a Washington. Al rientro da quest’ultimo, i ministri degli Esteri e della Difesa Antonio Tajani e Guido Crosetto avevano illustrato con convinzione la nuova strategia da adottare nei confronti della sponda meridionale del Mediterraneo.
La decisione di Stoltenberg sembra dunque essere uno “sgarbo” all’Italia, ma non sarebbe l’unico. Il segretario generale uscente ha infatti generato il risentimento di diversi alleati con una serie di nomine e promozioni fatte a fine mandato.
Roma, però, non considera chiusa questa partita, sia perché ha indicato Colomina come “un rappresentante di Stoltenberg” e non della Nato, sia perché a ottobre al norvegese subentrerà Mark Rutte, che avrebbe preso un impegno politico con il premier Giorgia Meloni per valutare la candidatura di un italiano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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