L'emergenza Lampedusa sta avendo, in Italia così come in molte parti d'Europa, un'importante eco mediatica. Del resto, l'arrivo di migliaia di migranti nel giro di poche settimane preoccupa l'intero Vecchio continente e suscita non poche reazioni di rango politico. In Francia si sta procedendo a una sostanziale blindatura del confine, con tanto di elicotteri che sorvolano le aree poco distanti dalla frontiera di Ventimiglia. In Austria sono stati potenziati i controlli al Brennero.
Ma l'emergenza è percepita come tale anche nei Paesi di origine e di transito dei flussi migratori? Per la verità, dall'altra parte del Mediterraneo di Lampedusa se n'è parlato ben poco. Complice il ciclone Daniel e la sua profonda scia di morte e distruzione lasciata in Libia. Ma non solo: l'impressione, spulciando i media nordafricani e sub-sahariani, è che l'argomento non venga considerato di primo piano. Sono stati altri i temi trattati: dal golpe in Niger agli scontri di Tripoli, passando per notizie di rango economico che sembrano interessare molto soprattutto in Africa occidentale. L'esodo verso Lampedusa, in poche parole, viene percepito come un affare lontano e non di propria pertinenza.
Come viene raccontata l'emergenza Lampedusa in Tunisia
Aprendo un quotidiano tunisino negli ultimi giorni è possibile imbattersi in diverse notizie relative al meteo. Il disastro nella vicina Libia ha lasciato tracce e preoccupazioni in tutto il nord Africa e la gente segue da vicino le evoluzioni meteorologiche. Per scovare notizie sull'immigrazione bisogna cercare parecchio e spesso, tra i vari giorni e siti locali, non si trova nulla. Poche tracce dell'emergenza in corso a Lampedusa, così come sono scarne le ultime novità sulle attività di contrasto ai trafficanti.
“I telegiornali – conferma ai microfoni de IlGiornale.it Giorgia, una ragazza italiana che lavora a Tunisi – hanno fatto vedere qualche immagine da Lampedusa e poco più. La notizia non ha aperto di recente alcuna edizione e questo anche prima del passaggio del ciclone Daniel dalla Libia”. Nei servizi, ha ribadito ancora la giovane, è stato specificato che i numeri degli sbarchi a Lampedusa sono in notevole aumento e che questo rischia di creare problemi politici tra l'Italia e l'Europa.
“Senza dubbio di quanto sta accadendo a pochi chilometri da qui si è parlato – conclude Giorgia – ma ovviamente non si è dato lo stesso risalto visto in Italia”. E questo non sembra sorprendere più di tanto. Di immigrazione in Tunisia si parla soprattutto quando la questione tocca da vicino il Paese nordafricano. Quando cioè i migranti arrivano in territorio tunisino dall'Africa subsahariana. Il presidente Kais Saied a febbraio ha dichiarato che la presenza di irregolari è una minaccia per la Tunisia, anche da un punto di vista identitario. “Vogliono cancellare – ha detto in più occasioni – la nostra identità araba”.
A Sfax a luglio forti tensioni sono esplose per strada, con vere e proprie risse tra tunisini e migranti subsahariani in pieno centro. C'è anche scappato il morto e da allora il governo ha promesso un giro di vite per facilitare le espulsioni. Ogni tanto viene data notizia di operazioni volte a fermare i barconi in partenza oppure a trattenere migranti visti girovagare per strada. Quando però i barconi partono, la notizia diventa di secondo piano.
Poco interesse verso gli sbarchi
“Il discorso è che in Africa il problema degli sbarchi in Italia non è percepito allo stesso modo che da voi”, confida un giornalista di un quotidiano egiziano. La tematica interessa, ma solo fino a un certo punto. Se l'Italia o l'Europa subiscono continui approdi di barconi, il problema non è visto come prioritario.
Anzi, molti commentatori temono di dover vedere diventare i propri Paesi dei campi profughi per migranti non voluti dall'Europa. Oppure ancora di dover agire come guardiani delle frontiere europee. Lo si è letto, ha rimarcato il collega egiziano, in molti editoriali di diversi quotidiani nordafricani. Non solo in Egitto, Paese comunque solo marginalmente coinvolto dal fenomeno delle partenze dei barconi, ma anche in Libia, in Tunisia e in Algeria.
Un'opinione sempre più diffusa negli ultimi anni, in virtù del fatto che buona parte di coloro che raggiungono l'Europa non ha origine magrebina bensì subsahariana. E dunque, in poche parole, per i Paesi della sponda africana del Mediterraneo il vero problema non è quando i migranti vanno verso nord e verso l'Italia, ma trovare un modo per riportarli nei propri Paesi di origine. Anche questo è un elemento che spiega il perché del poco interesse verso gli sbarchi. Il problema di Lampedusa rimane italiano ed europeo. I problemi in nord Africa legati all'immigrazione sono percepiti tali solo in caso di disordini a Sfax, a Tripoli, nelle aree attorno Ceuta e Melilla e in altre zone di transito e partenza dei migranti.
Le preoccupazioni politiche nel Sahel
A questo punto sorge spontaneo chiedersi se a sud del Sahara quanto sta avvenendo in Italia sia o meno preso in considerazione. LeFaso.net, quotidiano del Burkina Faso, apre da giorni con la notizia del via libera del locale parlamento all'alleanza con Mali e Niger. La questioni legate proprio al golpe nigerino hanno preso il sopravvento. In diversi articoli, è stato messo in risalto il nuovo corso politico nel Sahel, così come il timore di un intervento esterno tanto in Burkina Faso quanto a Bamako e Niamey volto a destabilizzare la situazione.
I recenti scontri nel Mali tra forze regolari e tuareg ha fatto ulteriormente focalizzare
l'attenzione sul possibile braccio di ferro con l'Ecowas, con la Francia e con altri Paesi occidentali. Di Lampedusa non c'è traccia. Vale per il Burkina Faso, così come per la stampa degli altri Paesi dell'area del Sahel.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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