Creare un corridoio preferenziale per i cristiani che chiedono asilo in Italia? «Mi sembra legittimo, non ci trovo nulla di scandaloso. Certo, bisogna accogliere tutti indistintamente ma se chi arriva in Italia non ha nulla in comune con noi, come fai a farli integrare?». Velasio De Paolis, cardinale e arcivescovo cattolico italiano, presidente emerito della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede, approva la nostra campagna per dare priorità al salvataggio dei profughi cristiani.
Eminenza, può spiegare meglio la sua posizione in materia?
«Parliamo, ad esempio, di accogliere le famiglie: è chiaro che se io potessi accogliere una famiglia mi troverei meglio con una famiglia cristiana che con una musulmana. Se in un rapporto non c'è nulla in comune, come fai a farlo crescere?».
Naturalmente si rende conto della possibile obiezione: questa non potrebbe essere letta come una discriminazione?
«No, è una questione di consonanza. Già anni fa il cardinal Giacomo Biffi, parlando di politiche migratorie, aveva accennato a questo. Ma dev'essere qualcosa di naturale, non dovuto per legge, perché se si ufficializza allora diventa discriminazione. Dev'essere un processo naturale».
La storia ci insegna qualcosa a questo riguardo?
«Certo. Quando nel dopoguerra ci son state le grandi migrazioni, ad esempio, in Australia accoglievano più facilmente gli italiani rispetto ai cinesi, non perché volevano discriminare ma perché con i nostri connazionali c'era una maggiore consonanza, una vicinanza culturale che avrebbe permesso una migliore integrazione».
Lei parla di consonanza. Che cosa intende esattamente con questa parola?
«Sì, se vogliamo accogliere le persone e integrarle dovremmo trovarci anche una certa consonanza. È chiaro che se sono cristiano mi troverò meglio con i cristiani e lo stesso vale per i musulmani. Mettiamo anche che i cristiani sono perseguitati, quindi in questo momento sono quelli che hanno più bisogno rispetto ad altri. Non mi scandalizzerebbe se ci fosse un occhio di riguardo per loro».
Per l'accoglienza quindi è importante anche il fattore
religioso?«Come si fa a pretendere un'accoglienza umana quando mancano elementi per stabilire una certa comunicazione? Se c'è comunanza di religione e di ideali allora l'accoglienza sarà più semplice e naturale».
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