Addio a Cece, il piccolo eroe che ha commosso l'Italia

Morto a 6 anni, trascorsi a lottare contro un tumore spietato I suoi sorrisi e la sua gioia di vivere erano virali sulla rete

Addio a Cece, il piccolo eroe che ha commosso l'Italia
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«Corri Cece, veloce come la luce, braccia aperte e vai...». È libero, alla fine, Cesare Zambon, il bambino di nemmeno sei anni che ha trascorso la sua brevissima vita a entrare e uscire dagli ospedali, combattendo con una neurofibromatosi, una carogna di tumore che in un terribile spogliarello emotivo gli ha tolto pian piano tutto: dapprima la vista dai suoi grandi occhi neri, poi la possibilità di muoversi e anche la parola. E infine la vita stessa.

È morto ieri al Gaslini di Genova Cesare, detto Cece, da Conegliano Veneto (ma la famiglia si era da tempo trasferita nel capoluogo ligure per stargli vicino e papà Federico aveva lasciato il suo lavoro nella macelleria di famiglia in Veneto per rilevare uno stabilimento balneare), L'angelo allegro che la madre Valentina Mastroianni ha custodito fin quando ha potuto, raccontandone con leggerezza la sofferenza e con dolcezza i sorrisi timidi, sui social e in due libri, «La storia di Cesare» e «E voleremo sopra la paura». Attorno a lei e attorno a Cece, e attorno a papà Federico, ai due altri figli Alessandro e Teresa, si era col tempo raggrumata un'umanità empatica e dolente, che ha fatto il tifo per il piccolo guerriero che non avrebbe voluto esserlo. C'erano 370mila persone a sostenerli, e ieri tutte loro hanno saputo la notiziaccia con il cuore preso a pugni. Lei, mamma Valentina, forte come un giunco, postava su Facebook, su Instagram, in un blog, le foto di Cece in ospedale con una flebo tenuta stretta al naso da un cerottone bianco, oppure mentre accarezzava il cane Joy con delicatezza, oppure ancora quando riconosceva il suo giocattolo preferito dal solo rumore, o ancora stanco e senza forze dopo lo schiaffone di una delle tante sedute di chemioterapia, con accanto il papà.

Ieri mamma Valentina ha scritto sulla pagina Instagram la_storia_di_Cesare un messaggio gonfio di amore: «Sei stato CORAGGIOSO, senza PAURA, FINO ALLA FINE. Circondati dal nostro amore, grazie agli ANGELI del GUSCIO, sei andato via da questa vita a cui tu hai dato tanto, senza chiedere niente». E poi: «Ti ho fatto una promessa: non essere arrabbiata con questa vita. E ce la metterò tutta per far si che il mio cuore urli solo cose belle in tuo nome». E sì, ci vuole una forza sconosciuta ai più per vedere tuo figlio morire a sei anni senza cadere nella furia che pure tutti ti perdonerebbero, senza giudizi, senza rassegnazione. Ci vuole una gioia per la vita che a volte la vita non merita. Sui social Valentina torna spesso su un concetto che gli sta a cuore: ogni momento della propria esistenza va goduto fino in fondo. Più che un diritto, un dovere. «Per quanto assurda e complessa ci sembri - scriveva qualche settimana fa - la vita è perfetta. Per quanto sembri incoerente e testarda, se cadi ti aspetta. Siamo noi che dovremmo imparare a tenercela stretta. Tenersela stretta». Valentina è stata anche criticata, accusata di strumentalizzare la sofferenza del figlio per una sua forma di protagonismo.

E, peggio, offesa quando mostrava foto di una famiglia sorridente, come se loro, i Zambon, non avessero nemmeno il diritto a un momento di felicità.

Ma che importa, ora. Cesare è libero, e forse la libertà vale di più della stessa vita.

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