Adesso anche la Cina minaccia l'atomica "Taiwan nel mirino". Mosca contro gli Usa "Guerra possibile"

Il Wall Street Journal: "Pechino accelera sul suo arsenale come deterrente per un possibile intervento americano sull’isola". Il Cremlino rilancia: "Continuare a fornire armi a Kiev può portare a uno scontro diretto con Washington".

Adesso anche la Cina minaccia l'atomica "Taiwan nel mirino". Mosca contro gli Usa "Guerra possibile"

New York. Crescono i timori di un conflitto mondiale con gli Usa da un lato, Cina e Russia dall'altro. Nei giorni scorsi i vertici militari americani avevano lanciato un allarme in tal senso, e ora il Wall Street Journal spiega che Pechino ha «accelerato l'espansione del suo arsenale nucleare dopo aver rivisto la sua valutazione sulla minaccia posta dagli Stati Uniti».

Alcune fonti riferiscono come sebbene si tratti di uno sforzo che precede l'invasione russa dell'Ucraina, la cautela di Washington in un coinvolgimento diretto nella guerra avrebbe convinto il Dragone a dare maggiore enfasi allo sviluppo di armi nucleari come deterrente. I leader cinesi, precisa il quotidiano, vedono infatti in un forte arsenale nucleare «un deterrente per gli Usa da un coinvolgimento diretto in un potenziale conflitto su Taiwan». Quest'anno ad esempio, secondo gli analisti che studiano le immagini satellitari, sono aumentati i lavori su 120 sospetti silos missilistici in una remota regione occidentale della Cina che potrebbero essere utilizzati per ospitare missili a testata nucleare in grado di raggiungere gli Stati Uniti. Matt Korda, un ricercatore del Nuclear Information Project presso la Federation of American Scientists di Washington, spiega che le istantanee scattate a gennaio mostrano come le coperture temporanee sugli ultimi 45 silos vicino alla città di Yumen sono state rimosse, suggerendo che il lavoro più sensibile in tutti i silos è stato completato. Per gli Usa la dottrina atomica cinese non è chiara, e temono che Pechino possa attaccare a sorpresa, mentre fonti vicine alla leadership cinese, sempre citate dal Wsj, escludono questa possibilità.

La maggiore attenzione del gigante asiatico sulle armi nucleari sarebbe invece guidata dai timori che Washington possa cercare di rovesciare il governo comunista di Pechino a seguito di una svolta più aggressiva delle amministrazioni di Donald Trump e Joe Biden. E il maggiore sostegno americano a Taiwan ha spinto i leader cinesi a discutere la prospettiva che gli Stati Uniti siano disposti a usare armi nucleari in un conflitto sull'isola. Oltre al fatto che l'arsenale atomico cinese è ormai obsoleto e inadatto a rappresentare un deterrente efficace nei confronti degli Usa. Le stime del governo degli Stati Uniti e del settore privato collocano l'arsenale nucleare del Dragone nelle poche centinaia di testate, molto al di sotto delle circa 4mila detenute sia dalla Russia che dagli Stati Uniti. Ma il Pentagono si aspetta che potranno disporre di mille testate entro la fine di questo decennio.

In pubblico la Cina minimizza le sue attività nucleari, e all'inizio dell'anno Fu Cong, direttore generale del dipartimento per il controllo degli armamenti del ministero degli Esteri di Pechino, ha definito «non vere» le «affermazioni dei funzionari statunitensi secondo cui Pechino sta espandendo notevolmente le sue capacità nucleari». Precisando che al contrario il Paese sta lavorando per garantire che il suo deterrente nucleare soddisfi il livello minimo necessario per la difesa nazionale.

Intanto, anche Mosca getta benzina sul fuoco riguardo il rischio di un possibile conflitto più ampio, e avverte che le forniture di armi e munizioni all'Ucraina da parte dell'Occidente causano «ulteriore spargimento di sangue». L'ambasciatore di Mosca a Washington Anatoly Antonov ha spiegato che sono «pericolose e provocatorie» e possono portare «gli Stati Uniti e la Russia sulla via del confronto militare diretto». Malgrado questo le forniture continuano. Ieri Bloomberg citava fonti della Nato e del G7 secondocui alcuni Paesi occidentali avrebbero in programma di addestrare soldati ucraini all'uso di armi più moderne da loro fornite.

Pochi giorni fa il capo dello stato maggiore congiunto Mark Milley, in una audizione parlamentare, ha avvertito che «ci troviamo a fronteggiare due potenze globali: la Cina e la Russia, ciascuna con significative capacità militari ed entrambe volte a cambiare fondamentalmente le regole basate sull'attuale ordine mondiale».

«Stiamo entrando in un mondo che sta diventando più instabile e il potenziale per un significativo conflitto internazionale sta aumentando, non riducendosi», ha aggiunto, ribadendo che l'invasione russa dell'Ucraina è «la più grande minaccia alla pace e alla sicurezza dell'Europa e forse del mondo» nei suoi 42 anni di servizio nell'esercito Usa. Una posizione condivisa nella medesima audizione anche dal capo del Pentagono Lloyd Austin.

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