«Inseguivo un fantomatico figlio da adottare in Etiopia, ma era la truffa da 17mila euro di una onlus. Poi un magistrato mi disse: Ma lo sa che c'è una bambina che le assomiglia e cerca una mamma bionda?. L'ho trovata così, a chilometro zero». Susanna Petruni (nel tondo), giornalista di Rai Parlamento, la sua storia «complessa e difficile», di ansie, delusioni, gioia e difficoltà l'ha raccontata in un libro che s'intitola proprio Volevo una madre bionda (Piemme).
Sono pagine di un'adozione sofferta e fortemente voluta, anche un manuale per aspiranti genitori a volte presi di mira da speculatori senza scrupoli. Stella, adottata a 9 anni, ora ne ha 16 e siede in prima fila alla presentazione del libro in Senato. C'è chi ha spinto Susanna a scriverlo, l'amico Fedele Confalonieri. A lei e al marito disse: «Gli eroi moderni siete voi». E ora ripete: «Ce ne vorrebbero di più con questo coraggio, perché è un fatto sociale oggi, con tanti migranti che arrivano e una parte del mondo che va verso la povertà. Sono ammirato e mi offro come nonno adottivo».
Invece, c'è un crollo di adozioni, anche causa pandemia. La senatrice di Fi Licia Ronzulli, da due anni in prima linea come presidente della Commissione bicamerale per l'infanzia e l'adolescenza, ricorda il caso Bibbiano e gli interventi legislativi contro lo strapotere degli assistenti sociali. Poi punta il dito su «un iter difficile, inutili lungaggini, interrogatori di terzo grado su possibilità economiche, casa, salute, mentre le famiglie avrebbero necessità di tempi certi, i 9 mesi di una normale gravidanza».
Melita Cavallo, già magistrato minorile e presidente della Commissione Adozioni Internazionali, spiega che è molto delicata la scelta della coppia migliore per un bambino. «C'è un calo nelle adozioni sia nazionali che internazionali, ma l'Italia (in particolare la Campania) è il Paese che adotta di più.
Il numero scende anche perché le famiglie disagiate vengono aiutate e gli affidamenti temporanei funzionano».«Ci vuole fegato a mettersi un estraneo in casa», dicevano alla Petruni e lei ribatteva: «No, ci vuole cuore. Stella aveva fame di famiglia, è stata lei a farci genitori».
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