Firenze fa da sé. Insoddisfatto dalla bozza sugli affitti brevi presentata qualche giorno fa dal governo, il sindaco del capoluogo toscano Dario Nardella ha scavalcato a sinistra l'esecutivo (ci vuol poco, va detto) annunciando un provvedimento che vieterà non retroattivamente l'utilizzo di immobili con destinazione residenziale per affitti turistici brevi in tutta l'area Unesco del centro storico. Una delibera di giunta introdurrà una modifica al Piano operativo comunale.
L'obiettivo della città dei Medici è sostenere la residenza nel centro storico, che come in molte altre città a vocazione turistica si va spopolando. «Ci rendiamo conto che è una norma giuridicamente ardita - ammette Nardella - ma siamo consapevoli di poterla difendere giuridicamente. Se noi non proviamo a fare azioni politicamente dirompenti nessuno si dà una mossa: siamo stanchi di annunci, il problema è diventato strutturale». Il sindaco di Palazzo Vecchio intende usare «la leva fiscale per i proprietari di immobili, attualmente destinati ad affitto breve, che vorranno tornare a fare affitti di lungo periodo» che «avranno un incentivo, l'azzeramento dell'Imu seconda casa per tre anni».
Nardella guida così la rivolta dei sindaci insoddisfatti della bozza licenziata dal governo, ritenuta troppo blanda e con multe che non fanno paura ai padroni di casa. La norma, che riguarda 14 grandi città (Firenze ovviamente è tra queste) e molti centri ad alta vocazione turistica, dovrebbe prevedere un minimo di due notti di permanenza negli appartamenti turistici, costringendo chi ha intenzione di trattenersi in una città per una sola notte a ricorrere al caro vecchio albergo tradizionale. Ci sono però eccezioni per i centri con meno di 5mila abitanti e per le famiglie di almeno quattro persone. Una misura ritenuta quasi inutile visto che le soste di una sola notte costituiscono all'incirca il 5 per cento del business degli affitti turistici. Le multe per i trasgressori inoltre vanno da 500 a 5mila euro, cifre irrisorie per chi ha giri di affari di molte decine di migliaia di euro all'anno. «L'unico punto positivo contenuto nella bozza - fa notare Nardella - è la presenza di un sistema di censimento». Per il resto, «non c'è nessuno strumento di pianificazione e regolazione affidato alle amministrazioni locali: i sindaci sono ignorati, a differenza di quanto accade negli altri principali paesi europei come Francia, Spagna, Olanda».
La mossa di Firenze suscita sorpresa, scetticismo e anche qualche endorsement. Tra le critiche quella di Confedilizia, che con il suo presidente Giorgio Spaziani Testa parla di una delibera «non solo palesemente incostituzionale, ma addirittura eversiva». «Comprendiamo le ragioni di fondo ma occorre fare un percorso di modifica che coinvolga tutti gli interessi in gioco, anche e soprattutto quelli dei piccoli proprietari, che oggi paradossalmente sarebbero i più colpiti», fa sapere Irene Floris, presidente di Confartigianato Turismo. Favorevole invece alla provocazione il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca: «Noi abbiamo chiesto almeno tre notti per non fare in modo che ci sia una concorrenza diretta agli alberghi durante i weekend. In questo modo si costringe i sindaci ad operare per conto loro. Ci auguriamo quindi che come detto sia una bozza di disegno di legge suscettibile di modifiche».
Jacopo Cellai, consigliere comunale di Fratelli d'Italia e il responsabile del settore turismo del partito Giovanni Gandolfo, scudisciano Nardella: «Se era così semplice mettere lo stop agli affitti brevi in centro, perché il sindaco Nardella ha aspettato fino ad oggi? La sensazione è che si usi il tema per fare una battaglia politica contro il governo di centrodestra»
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