Arriva come un tuono l'annuncio del cambio «di genere» del primo cittadino di Estevelles, paesino di duemila anime nel nord Pas-de-Calais. Sposato, 4 figli, nato come Alain Szabo, è diventato «Estelle». Ed è il primo sindaco dell'Esagono - e primo politico eletto della République in assoluto - ad aver formalizzato un percorso di «transizione». Da uomo a donna. Perché lui donna si sente.
E come tale vuole essere riconosciuto; al punto d'aver chiesto al consiglio comunale d'approvare la sua presa di posizione, che lo ha fatto senza nessun voto contrario (4 astenuti). Guai, infatti, a obiettare qualcosa di fronte a casi come il suo. In una Francia dove perfino le pillole per avviare un percorso di transizione sono rimborsate, e dove si discute se togliere l'autorizzazione del genitore per facilitare il processo pure nei giovanissimi, sarebbe come mettersi un bersaglio addosso, essere additati come trogloditi, ottusi, razzisti, pericolosi per la società che si evolve. Rivendicazioni «gender», diritti Lgbt+ e politica si intrecciano sempre di più anche nelle scuole, dove l'indottrinamento massiccio di sigle che difendono un'umanità tutt'altro che divisa tra maschi e femmine, ma libera, fluida e dall'identità sessuale intercambiabile anche a 60 anni e in corso di mandato istituzionale, è ormai un dogma. Da non contestare. Un'ossessione in nome dell'uguaglianza a cui gli insegnanti si piegano, con la benedizione dell'Educazione Nazionale. Tanti i casi: a dicembre, nel liceo Vauban di Brest, l'associazione Parlons Trans! nata nel 2020 ha sostituito «matematica» con «formazione su genere e transidentità»; poi il nuovo vocabolario. Cisgender, outing, agender, gender-fluid. Operatori e famiglie tacciono per paura d'essere segnalati. Le azioni militanti sono protette dal piano nazionale 2020-2023 per la parità dei diritti, contro l'odio e la discriminazione anti-Lgbt+ lanciato da Elisabeth Moreno (ministra nel primo mandato Macron). Il «piano» indica che «la scuola francese dev'essere il primo luogo di prevenzione della LGBTfobia». Prevede «sensibilizzazione degli studenti»; campagne pro-Lgbt e sostegno finanziario alle associazioni che promuovono l'ideologia «gender» fin dalla tenera età. E in Val de Saye, bambini di terza elementare portati a teatro per lo spettacolo sulla vita di una drag queen. In questa realtà - poco mediatizzata perché da considerare la nuova norma - il cambio di stato civile di «Estelle» è un sasso nello stagno. Il ministero dell'Interno gli ha già dato formale via libera: lo Stato francese, racconta «lei», ha detto «che non c'era alcun problema», che era «legalmente possibile» continuare a esercitare la professione di sindaco da donna, anche se eletto nel 2020 come uomo. «Perciò ho scelto di chiedere la fiducia in consiglio, per vedere certificata la mia legittimità» politica.
«Ho vissuto una vita fantastica da uomo, ma a un certo punto è arrivata la sensazione, come una bolla che sale in superficie, che ero del tipo sbagliato, avevo due scelte, rivendicare quello che ero o suicidarmi, ho sentito il bisogno di esprimere una differenza che porto addosso, condivisa da centinaia di migliaia di persone in Francia, quella della transidentità e della sofferenza psicologica di non sentirsi nel giusto genere, la soluzione era comunicare».
Così facendo è diventata un simbolo, un'icona, un'attivista il cui poster presto sarà nelle principali associazioni Lgbt+ per aver vinto la diffidenza. Non è una mitomane: «Da più di 22 anni sono al servizio del mio comune». E ora, anche nella Francia profonda, è semplicemente un sindaco in tailleur.
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