Il 2022 sarà un anno di sostanziale recessione. È quanto ha messo in evidenza l'Ufficio studi di Confcommercio nell'outlook presentato ieri a Roma in occasione del 21simo Forum Internazionale. La crescita del Pil per quest'anno dovrebbe fermarsi al 2,1% (contro il 3,1% previsto da un Def che per il presidente Carlo Sangalli è «un po' ottimistico») e al 2,4% nel 2023. Considerato che l'effetto di trascinamento del 2021 è pari al +2,3%, la decrescita potrebbe diventare un fatto. I consumi, infine, non riprenderanno prima della fine dell'anno prossimo. L'inflazione quest'anno è attesa al 6,5% e, in uno scenario peggiore di pressione persistente sui prezzi, potrebbe arrivare al 7 per cento. Per il 2023 è stimata in crescita al 2,9% ma con la possibilità di attestarsi a +4,1 per cento.
Il direttore dell'Ufficio studi Mariano Bella ha spiegato che «il rapporto debito/Pil potrebbe restare attorno ai valori dell'anno scorso» perché la minore crescita del Pil nominale non viene compensata dalla maggiore inflazione «in quanto è stato sottostimato il valore dei prezzi import». Secondo Bella, tuttavia, «non c'è un rischio speculazione sui prezzi perché l'inflazione core è rimasta sempre attorno al 3%, segno che le aziende stanno comprimendo i margini per non trasferire tutti gli aumenti sulla clientela». Ma in questo scenario, conclude, «si corre il rischio che le attività si fermino o chiudano».
Ecco perché, ha avvertito il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, «per rilanciare occupazione, redditi e consumi, è necessario mettere a terra le riforme e gli investimenti del Pnrr; agire sul cuneo fiscale e contributivo, detassare gli aumenti dei rinnovi contrattuali». Inoltre, «per sostenere le imprese bisogna agire sulle moratorie fiscale e creditizie». Il governo, deve mettere «in campo anche un metodo di lavoro stabile, strutturato e condiviso con le parti sociali». Insomma, ha proseguito, «la ripresa è tutta da costruire». Il clima di fiducia delle famiglie conferma che persistono timori per cui la situazione «resta ancora problematica». Secondo l'«Outlook Italia - clima di fiducia e aspettative delle famiglie italiane 2022» realizzato in collaborazione con il Censis, i nuclei familiari sentono queste preoccupazioni: il 26% si aspetta una riduzione del reddito, il 24% prevede di tagliare i consumi, il 47,6% ridurrà i risparmi.
Nel futuro a breve, il 33,4% delle famiglie teme la crisi energetica con l'aumento di bollette e carburanti, il 26% il surriscaldamento globale e quasi il 21% l'aumento dell'inflazione. Ulteriori timori arrivano da una possibile recrudescenza della pandemia e dal conflitto in Ucraina. Le intenzioni di acquisto si concentreranno sulle ristrutturazioni di abitazioni, sulla tecnologia e su auto e moto.
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