New York. «Vladimir Putin puntava sulla divisione della Nato e non pensava che avremmo avuto tale coesione tra alleati, ma la Nato è più unita che mai». Joe Biden riassume così il vertice straordinario con i partner dell'Alleanza Atlantica, uno dei tre a cui ha partecipato ieri nel corso della visita in Europa (oltre a quello dei leader G7 e del Consiglio europeo). Il presidente americano rispondendo alle domande dei giornalisti dice di supportare la rimozione della Russia dal G20 come punizione per l'invasione dell'Ucraina, e avverte che «l'emergenza cibo sarà reale, perché il prezzo delle sanzioni non lo paga solo la Russia, ma lo pagano anche i nostri alleati europei». Su un tema di grande preoccupazione, quello delle armi non convenzionali, assicura invece che «risponderemo all'uso di armi chimiche da parte di Mosca, la Nato risponderà». La Casa Bianca intanto sta preparando piani di emergenza nel caso in cui la Russia dovesse usare armi chimiche, biologiche o nucleari.
L'amministrazione Biden ha già messo a punto una squadra di funzionari per la sicurezza nazionale per delineare come gli Stati Uniti e gli alleati dovrebbero rispondere se Putin, frustrato dalla mancanza di progressi, dovesse ricorrere alle armi più pesanti. Secondo quanto rivelato da alcune fonti al New York Times il «Tiger Team» (questo il nome della squadra) si riunisce tre volte alla settimana dal 28 febbraio, pochi giorni dopo l'attacco. Per il premier britannico Boris Johnson un eventuale uso di armi chimiche da parte della Russia in Ucraina scatenerebbe un'ondata di «orrore viscerale» fra i leader del mondo, e avrebbe «conseguenze catastrofiche» per lo stesso Putin. Mentre il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha ammesso: «Siamo preoccupati perché vediamo che la Russia sta cercando di creare una sorta di pretesto accusando l'Ucraina, gli Usa e gli alleati della Nato di prepararsi ad usare tali armi». Se Mosca facesse ricorso a questi dispositivi, comunque, «cambierebbe totalmente la natura del conflitto». L'Alleanza Atlantica, ha spiegato, ha attivato forze di difesa chimiche, biologiche, radiologiche e nucleari: «Stiamo prendendo misure per sostenere l'Ucraina, ma anche per difenderci». È stato quindi concordato di fornire equipaggiamenti per aiutare Kiev a proteggersi dalle medesime minacce, e questo include attrezzature per rilevare tali armi e proteggerle, nonché supporto medico e mezzi per la decontaminazione. D'altronde, anche Biden non ha nascosto che il potenziale di una guerra chimica è «una vera minaccia», e pure la bozza del comunicato finale del vertice G7 include una messa in guardia a Putin sull'uso di queste armi non convenzionali. Poi l'appello alla pace e l'impegno a lavorare «insieme a sostegno della raccolta di prove per i crimini di guerra» in Ucraina.
Al vertice Nato ha partecipato anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, chiedendo «aiuti militari senza restrizioni: avete almeno 20mila carri armati. L'Ucraina ha chiesto una percentuale, l'1% di tutti i vostri carri armati, da cederci o venderci, ma non abbiamo ancora una risposta chiara». «Continueremo a sostenerlo e a sostenere il suo governo con una significativa assistenza di sicurezza per combattere contro l'aggressione russa - ha risposto Biden - Siamo impegnati a identificare ulteriori apparecchiature, inclusi sistemi di difesa aerea, per aiutare l'Ucraina». Il presidente Usa ha sottolineato la necessità di rafforzare il fianco orientale dell'Alleanza e ha accolto con favore le promesse di un aumento della spesa per la Difesa da vari Paesi. La Nato ha quindi deciso di dislocare altri quattro gruppi tattici sul fronte Est, in particolare in Bulgaria, Romania, Slovacchia e Ungheria. Fra gli equipaggiamenti che invierà in Ucraina - ha precisato Stoltenberg - ci sono «armi anti carro, difese anti missili e droni, che si sono dimostrati molto efficaci». L'Alleanza è però categorica nel rifiutare la no fly zone sui cieli ucraini. «Dichiarare una no fly zone vorrebbe dire farla rispettare - ha ribadito Stoltenberg - e questo ci costringerebbe a colpire pesantemente i sistemi di difesa aerea di Mosca su territorio russo, bielorusso e ucraino. Significherebbe anche essere disposti ad abbattere velivoli russi, rischiando dunque uno scontro diretto tra Russia e Nato che causerebbe solo più morte e distruzione».
Anche Johnson ha detto che Londra con gli alleati occidentali sta sempre più incrementando l'invio di armi letali a Kiev, ma nessuno dei
Paesi della Nato pensa all'opzione delle truppe sul terreno e nemmeno alla no fly zone: «Stiamo guardando a tutte le opzioni per aiutare Zelensky, ma ci sono difficoltà logistiche per la fornitura di mezzi corazzati e jet».
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