Gli alleati fanno sfoggio di unità da Londra nel sostegno all'Ucraina per la ricostruzione del Paese devastato dalla guerra con la Russia. Ma gli stanziamenti messi sul tavolo per Kiev potrebbero non bastare. Aprendo in riva al Tamigi l'Ukraine Recovery Conference - la seconda dall'inizio del conflitto che ha riunito nella capitale del Regno i rappresentanti di 60 Paesi, inclusa la delegazione italiana guidata dal vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani - il leader britannico Rishi Sunak è partito dall'accusa rivolta a Mosca di voler «distruggere l'economia ucraina come ha distrutto Bakhmut e Mariupol». E ha avvertito - in sintonia con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky - che in un modo o nell'altro il Paese di Vladimir Putin «dovrà pagare» anche per rimediare alle distruzioni. Proclama riecheggiato dagli altri premier e ministri intervenuti, a partire dal segretario di Stato americano Antony Blinken.
Sunak ha messo a disposizione - tra finanziamenti vecchi e nuovi - 3 miliardi di dollari, sotto forma di prestiti garantiti dalla Banca Mondiale, oltre a 240 milioni di sterline per progetti umanitari. Gli Usa hanno risposto con 1,3 miliardi di dollari per la ricostruzione, mentre l'Ue ha ribadito la promessa di reperire 50 miliardi di euro dal nuovo bilancio comunitario.
Anche l'Italia, ringraziata esplicitamente da Zelensky, è pronta a fare la sua parte «da protagonista», come ha sottolineato Tajani, evidenziando, dopo la
nomina di un inviato speciale della Farnesina nella persona di Davide La Cecilia, ex ambasciatore a Kiev, l'impegno a contribuire alla ricostruzione in particolare attraverso il coinvolgimento del sistema d'imprese italiano.
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