Appalti, nomine e favori al rampollo dei boss. "Vedrete, quelli là mi daranno mille voti"

Le intercettazioni tra i politici indagati confermerebbero un quadro allarmante. L'ombra delle cosche pure sui brogli

Appalti, nomine e favori al rampollo dei boss. "Vedrete, quelli là mi daranno mille voti"
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La 'ndrangheta si muove tra destra e sinistra, calibra i suoi pacchetti di voti, schiera picciotti dalla faccia pulita come sherpa negli uffici pubblici e nelle segreterie dei partiti per condizionare gli appalti e i lavori pubblici nei quartieri ostaggio delle cosche, e quando è alle strette manipola direttamente il voto ai seggi. Eccolo, lo spaccato che emerge dalle indagini che hanno infangato il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà, accusato di «scambio elettorale politico-mafioso» previsto dall'articolo 416ter per la sua vicinanza a Daniel Barillà, genero del boss e factotum della famiglia Araniti ma anche il dirigente Pd che andava a passeggio con lui a cercare voti alla vigilia del ballottaggio. Decisive le testimonianze dei pentiti, tra cui Maurizio De Carlo e Mario Chindemi. I boss non sparano più, si infiltrano nelle municipalizzate, come è successo a Bari. Come Falcomatà, Antonio Decaro - che l'altro giorno era a braccetto con lui - non se ne era accorto.

«La 'ndrangheta non ha pregiudiziali politiche, pesca dove può», si legge nell'ordinanza del gip di Reggio Calabria, non si schiera «a favore dell'uno o dell'altro candidato», ma la sua strategia «è basata su una suddivisione calibrata dei voti per accontentare, almeno all'apparenza, tutti i politici ritenuti utili». Nella ricostruzione del pm confermata dal gip il consigliere comunale Pd Giuseppe Sera, perfettamente al corrente dello spessore del suo interlocutore e della sua egemonia nel territorio di Sambatello, si sarebbe accordato con il capocosca Domenico Araniti e con il genero Barillà, andando a casa sua il 6 settembre 2020: lo scambio di favori? Nominare Barillà amministratore/liquidatore della Leonia spa, società dei rifiuti sciolta per infiltrazione mafiosa, ndr) e di inserire Antonino Araniti, figlio del boss Domenico, nella struttura politica comunale del Pd, «con il contestuale impegno a spostarlo dal Settore Patrimonio ed evitargli sanzioni disciplinari per la sua derivanti condotta negligente». In realtà Araniti fu licenziato nonostante Sera si fosse «speso in tutti i modi» per evitarlo. «L'ordine è fatto», dirà Sera. A complicare il quadro anche l'arresto di Antonino Castorina, capogruppo Pd e delfino di Falcomatà, avversario di Sera nella corsa a consigliere e coinvolto nei brogli nel quartiere simbolo della 'ndrangheta ad Archi nel 2022, sebbene - secondo i pm - «con una tecnica operativa parzialmente diversa rispetto a quella degli odierni indagati», che peraltro aveva personalmente redatto l'ordine di spostare il dipendente infedele. La nomina di Barillà a commissario invece era incompatibile con la nomina nell'organo interno di valutazione del Comune, avvenuta con decreto 40 del 21 dicembre 2020, uno dei primi provvedimenti di Falcomatà (di nuovo) sindaco.

Barillà venne anche scelto come professionista esterno per un piano sulla mobilità dall'altro politico indagato, Giuseppe Neri, in cambio di consensi: «Questi te lo dico ad occhi chiusi, mille voti tra Reggio e provincia, ma proprio perché li conosco», direbbe Neri secondo un'intercettazione trascritta nel provvedimento. Secondo la ricostruzione dei pm il genero del boss avrebbe anche minacciato i sostenitori del rivale di Neri, Domenico Creazzo di Fdi, recentemente prosciolto da accuse di mafia. Per il sostegno mafioso Neri si sarebbe accordato con il boss Sergio Rugolino e i suoi sodali («Ti votiamo, non vi dico quanto, non vi dico come... pensate di salire...

dopo che siete là se ne parla», la conversazione intercettata) ma anche con il pentito De Carlo, che a sua volta avrebbe chiesto aiuto al cognato, Luigi Molinetti detto Gino la Belva, killer della famiglia De Stefano coinvolto in indagini anche a Milano (vedi l'operazione Malefix) la cui ombra si potrebbe allungare anche sui brogli. Chiudendo il cerchio.

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