Questo processo non s'ha da fare. Le Procure di Milano e Firenze hanno chiesto di archiviare le due querele per diffamazione proposte dall'ex magistrato Piercamillo Davigo nei confronti di Vittorio Sgarbi già assolto per gli stessi fatti il 3 maggio scorso dal Tribunale di Bologna. A scatenare la rabbia e l'indignazione dell'ex magistrato di Mani pulite oggi al centro di aspre polemiche era stato un articolo comparso nella rubrica «Sgarbi vs capre» (e già il titolo non prometteva nulla di buono) del 10 marzo 2017 pubblicato sul sito web Quotidiano.net dal titolo «Davigo e i detenuti dimenticati» in cui il critico d'arte attaccava i metodi giudiziari usati negli anni di Tangentopoli.
Un articolo che certo non era piaciuto all'ex magistrato e che lo spinge a sporgere non una ma ben quattro querele relative ad altrettante versioni on line e cartacee dello stesso articolo apparso anche sul Resto del Carlino, La Nazione e Il Giorno. A maggio il primo verdetto a Bologna che si era chiuso dando ragione a Sgarbi. Per il giudice di Bologna infatti «il fatto non sussiste». In mezzo c'era ancora una volta il tema delle carcerazioni preventive, gli anni di Tangentopoli, l'ingegner Cagliari e il suicidio dopo 134 giorni passati in carcere a San Vittore, un metodo che ha creato dibattiti e fratture mai ricomposte, strascichi dopo oltre vent'anni, veleni mai riassorbiti.
«Il giorno prima di scrivere l'articolo- aveva spiegato Sgarbi- avevo visto la trasmissione su Rai3 Agorà nella quale Davigo affermava: Non ho mai riconosciuto alcun eccesso nell'uso della misura cautelare in Tangentopoli. Se abbiamo esagerato, è stato con le scarcerazioni. E ancora: Non ce ne doveva essere uno a piede libero perché questi erano vent'anni che facevano così». Sono queste le parole che fanno venire voglia a Sgarbi di scrivere sull'argomento e di ribadire le sue idee. Un sistema quello usato dal pool che non è mai andato giù al professore e parlamentare, sul quale si è sempre espresso in modo fin troppo chiaro. Una critica feroce e aspra alla Sgarbi appunto, ma senza commettere reato secondo il Tribunale di Bologna che lo assolve dalla diffamazione.
Ora le richieste di archiviazione di Milano e Firenze si muovono nella stessa direzione del Tribunale di Bologna. A Milano Davigo ha fatto opposizione all'archiviazione. E il Gip ha fissato una udienza il prossimo 7 ottobre: il giudice ascolterà le parti e poi deciderà il da farsi. A Firenze invece la Procura ha appena chiesto di mandare su un binario morto la denuncia del Dottor Sottile di Mani Pulite. Il giudice si pronuncerà nelle prossime settimane.
Intanto Davigo è nel mirino della Procura di Brescia: è accusato di rivelazione di segreto d'ufficio in relazione ai verbali dell'avvocato Piero Amara. Amara aveva raccontato l'esistenza della fantomatica loggia Ungheria, cui apparterrebbero politici, toghe, alte personalità dello Stato. Ma per lungo tempo la Procura di Milano sarebbe rimasta in una posizione di inerzia davanti a queste clamorose rivelazioni, finché il pm Paolo Storari titolare del fascicolo consegnò le carte a Davigo.
E questi ne avrebbe parlato al vicepresidente del Csm Davide Ermini e ad altri magistrati. Insomma, secondo l'accusa, Davigo avrebbe così divulgato quello che doveva rimanere riservato, mentre la sua segretaria avrebbe spedito quei verbali ad alcune redazioni di quotidiani.
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