Arcuri sulla graticola: il super commissario si attacca a Speranza

Draghi vuole un cambio di passo. La conferma del ministro potrebbe salvare l'ad di Invitalia

Arcuri sulla graticola: il super commissario si attacca a Speranza

Uno schermo vuoto, senza nessuna spiegazione. Domenico Arcuri rischia di uscire di scena con un ultimo sgarbo. Ieri mattina, ai cronisti che chiedevano come mai il commissario non si sia presentato all'appuntamento con la conferenza stampa settimanale, lo staff spiegava che era una scelta di «garbo istituzionale».

L'assenza ingiustificata e la fibrillazione che si respirava ieri negli uffici di Invitalia, il regno incontrastato di Arcuri, sono stati letti ieri come primi segnali di smobilitazione. Tra i rappresentanti dei partiti, che Draghi ha tenuto all'oscuro fino all'ultimo sulle nomine dei ministri, girava una certezza: l'avventura di Arcuri da plenipotenziario di Giuseppe Conte volge al termine. Eppure fino all'ultimo il manager lanciato nel firmamento dei boiardi di Stato all'epoca di Massimo D'Alema ha continuato ad accumulare incarichi. La gestione dei farmaci monoclonali, su cui si ripone grande speranza contro il Covid, gli è stata affidata quando Conte aveva già presentato le dimissioni.

Il ragionamento che si fa è basato sul poco che è già noto delle intenzioni di Mario Draghi. In cima alla sua agenda ci sono due priorità: ripartire con il Recovery plan ma interrompendo la distribuzione di denaro a fondo perduto e cambiare passo sulla vaccinazione. Su entrambi i fronti una svolta dovrebbe passare attraverso la miriade di incarichi attribuiti ad Arcuri. Il commissario ha appena visto sfiorire le primule che dovevano diventare simbolo della campagna di immunizzazione della popolazione. Il bizzarro investimento da quasi 500 milioni sui gazebo per fare le iniezioni pare sempre più remoto. Ma, soprattutto, la campagna vaccinale che a inizio gennaio, finché era rimasta confinata al personale sanitario, era partita con uno sprint, ora segna il passo. Certo, ci sono di mezzo gli errori di valutazione ammessi dalla Commissione europea negli acquisti di massa dei farmaci. Ma il problema è che l'Italia sta andando decisamente peggio degli altri Paesi europei che condizioni analoghe nelle forniture. Secondo la classifica stilata dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, solo il 2,7% della popolazione ha ricevuto la prima dose del siero, una percentuale che ci colloca agli ultimi posti, davanti, nell'Unione, solo a Croazia, Lettonia, Estonia e Bulgaria.

L'unica certezza emersa ieri è la conferma di Roberto Speranza a ministro della Salute rappresenta un evidente elemento di continuità che dà una chance di restare a Domenico Arcuri e probabilmente lo ha spinto ieri a trattenere il fiato (e le parole). Non è detto però che tutto resti com'è anche se perfino Matteo Salvini, pur chiedendo di accelerare sui vaccini, su Arcuri si rimette a Draghi: «Valuterà lui chi ha fatto bene».

Ieri non è sfuggito poi il fatto che il Papa abbia nominato Walter Ricciardi, principale consigliere scientifico di Speranza, alla Pontificia accademia della vita. Ricciardi nei giorni scorsi aveva scaricato Arcuri ed evocato Bertolaso. Per il commissario sono ore di Speranza.

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