Aule chiuse: corpore sano in mens insana

Come era facilmente prevedibile, nell'Italia che sta lentamente uscendo dal lockdown c'è un mondo di persone che resta "reclusa"

Aule chiuse: corpore sano in mens insana

Come era facilmente prevedibile, nell'Italia che sta lentamente uscendo dal lockdown c'è un mondo di persone che resta «reclusa». Parliamo dei circa 8 milioni di studenti dai 3 ai 12 anni di nidi, primarie e secondarie, per cui le porte delle scuole rimangono blindate a doppia mandata. Mentre riaprono palestre e centri estetici, si festeggia il possibile ritorno del calcio e la movida ha riacceso le notti degli italiani la scuola rimane dimenticata. Il corpore è dunque sano, la mens proprio no. Ma al governo non frega nulla.

A distanza di quattro mesi dalla fine delle lezioni in presenza non c'è chiarezza né sul come né sul quando si tornerà in classe. E i tre protagonisti dell'universo scuola si trovano smarriti. Avremo adolescenti addicted, dipendenti dalle tecnologie in tutto e per tutto. Lo sapevamo, era un destino già scritto. Ma i danni al sistema relazionale dei bambini più piccoli invece sono incalcolabili. Probabilmente ci vorranno anni per guarirli. C'è una foto straziante nella sua crudezza che da giorni fa il giro dei social. C'è una bambina che guarda un'altalena intorno a cui si staglia il nastro rosso e bianco. Su quella giostra non ci poteva salire. A scuola non può andare. Con i compagnetti non può giocare. C'è un braccialetto elettronico - lo stanno sperimentando in una scuola lombarda, presto arriverà sulle nostre spiagge - che gli imporrà le distanze dai suoi amici. Stiamo crescendo una generazione di monadi egoriferite, indottrinate all'asocialità.

L'idea della scuola come ascensore sociale è morta, per sempre. La fine del lockdown ha allargato ancora di più il solco tra famiglie benestanti e famiglie povere, tra genitori istruiti e quelli anche incolpevolmente ignoranti, magari semplicemente stranieri. E gli insegnanti? Devastati da un home working per nulla smart, fragile perché improvvisato, sono disperati. Passano più tempo dietro le scartoffie che davanti agli studenti. In questi giorni nelle chat delle insegnanti si parla di libri di testo da adottare, formazione classi e dei famigerati Pai (Piano di apprendimento individualizzato) e Pia (Piano di integrazione degli apprendimenti), ma c'è anche il Pei e il Pdp (ma solo per gli alunni Bes, sic). E nessuno o quasi degli 80mila insegnanti che aspetta di essere assunto con uno stipendio ridicolo sa cosa aspettarsi a settembre.

Ma l'esecutivo ha una gran fretta di assumerli prima delle elezioni amministrative - quando le scuole dovranno aprire per forza - perché deve tentare di salvarsi dal tracollo elettorale. Speriamo che gli italiani diano al governo una vera lezione.

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