Aumento della spesa militare, il Senato è fermo al palo: ecco perché

Il Senato è fermo sull'aumento della spesa militare. A preoccupare sono i dubbi dei grillini. E ora si fa la conta di quanti parlamentari filo-russi risiedono tra i 5Stelle

Aumento della spesa militare, il Senato è fermo al palo: ecco perché
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Riflessioni in corso nella maggioranza sul da farsi con il previsto aumento al 2% della spesa militare. Misure simili sono state già adottate in altri contesti europei, uno su tutti: in Germania. E ora anche l'Italia, in relazione ai pericoli geopolitici derivanti dall'invasione operata da Vladimir Putin in Ucraina e del ritorno della guerra alle porte d'Europa, ragiona sul da farsi. La Camera, a dire il vero, ha già votato.

Il punto che viene sollevato da più fonti è, ad oggi, la mancata esistenza di un Ordine del giorno che intervenga anche in Senato. Il decreto di fondo è quello che concerne l'Ucraina. Gli addetti ai lavori si chiedono come mai, nonostante le dichiarazioni d'intenti, la situazione sia contraddistinta dall'impasse. L'argomento della spesa militare viene così correlato anche alla linea del governo presieduto da Mario Draghi in politica estera: l'atlantismo non è in discussione (almeno non dovrebbe). Sin da quando il premier ha chiesto la fiducia alle Camere, le direttive sono state chiare. E quelle indicazioni sono state avallate da chi ha retto e continua a reggere la maggioranza.

La mancata presenza in Senato di un Odg specifico, stando a quanto ripercorso dall'Agi, deriva dai dubbi circolanti in casa del MoVimento 5 Stelle. Il partito guidato da Giuseppe Conte, la formazione politica che si è distinta anche ieri disertando in parte, con parecchie assenze tra quelle annunciate e non, il collegamento con il Parlamento in seduta comune del presidente Zelensky, presenta molti distinguo al suo interno sul tema degli investimenti sulla Difesa e non solo.

Del MoVimento 5 Stelle è il senatore Vito Petrocelli, presidente della commissione Affari esteri che ha annunciato ieri di non essere più disposto a sostenere il governo di unità nazionale. E questo per via della posizione dell'esecutivo sulla guerra in Ucraina. In molti hanno chiesto al senatore grillino di farsi da parte dalla presidenza della commissione. Ma Conte non ha preso provvedimenti e Petrocelli non sembra avere alcuna intenzione di dimettersi. Ma il problema può essere più esteso.

Quanti, tra i grillini, la pensano come Petrocelli, pur non essendo ancora usciti allo scoperto? Questo, che è in fin dei conti un ragionamento sulla possibilità che tra i pentastellati ci siano molti parlamentari "filorussi", è uno dei dubbi ventilati in queste ore. Sempre l'Agi rimacarca l'esistenza di alcune "perplessità" che sarebbero state sollevate anche dalla Lega. Il quesito, comunque sia, rimane numerico: esiste in Senato, dove la maggioranza è più risicata, la possibilità alleanze variabili mettano al tappeto l'impostazione del governo sulla spesa militare?

E poi c'è sempre Fratelli d'Italia che,

dall'opposizione - come riporta sempre l'Agi - potrebbe tentare la mossa di un suo Odg. Qualcosa che tenterebbe di stanare alcune presunte contraddizioni presenti nelle forze di maggioranza sulla spesa militare.

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