Il baby opinionista? Ridateci Ambra

Quando i bambini fanno share. L'idea a Corrado Formigli deve essere venuta tra un pasto e l'altro. Cosa mi invento per rianimare i talk show politici? Ci sono i baby tenori, ci sono i baby chef, c'è sempre un baby reality che bussa alle porte, tanto vale scommettere sul baby opinionista. Cotto e mangiato. Piazza pulita manda in scena Marco Colarossi, non ancora quattordicenne, blogger e cittadino a cinque stelle. La sua prima missione è fare il contropelo (...)

(...) ai renziani. Fa la predica al sindaco di Firenze Dario Nardella e per gli autori di Piazza pulita è il simbolo di rottamazione continua, una sorta di legge del contrappasso per un premier già vecchio. Quanti anni hai, Matteo? Neppure quaranta? Troppi. La questione generazionale è già ricominciata. Adolescenti voraci sono già pronti a mangiarti in testa. Non solo al premier. Qui rischiano pure i vecchi professionisti anti Cav, che si sono velocemente riciclati al mestiere di anti renziani. Il ragazzino ha ricevuto subito una nomination come futuro Travaglio e quando ha fatto il provino come «opinionista» ha chiarito subito le proprie intenzioni. «Cosa voglio fare da grande? Prendere il posto di Formigli».

Tre anni fa toccò a un altro tredicenne vivere il suo quarto d'ora di celebrità. Era il febbraio del 2011 e sul palco del Palasharp si materializza Giovanni. È la manifestazione teatrale di Libertà e giustizia. Ci sono predicatori e profeti dell'antiberlusconismo doc: Roberto Saviano, Gustavo Zagrebelsky, Umberto Eco, Gad Lerner, Susanna Camusso. Stanno lì perché vogliono, pretendono, le dimissioni dell'allora presidente del Consiglio. Giovanni, in stile baby Saviano, snocciola una litania di perché. «Perché il premier e il governo se ne fregano dell'Italia? Perché della scuola pubblica ci si occupa solo per tagliare i costi?». E così via. Lacrime, commozione e applausi. Concita De Gregorio lo santifica sull'Unità come simbolo delle speranze italiane. Quando chiedono agli organizzatori chi avesse avuto l'idea di giocare la carta del bambino-oppositore la risposta fu questa: «È stata una sua idea, era felice». Glaciale. Come un film di fantascienza con i bambini alla guerra della politica. L'esercito dei baby cloni.

Strano Paese l'Italia, pieno di genitori pronti a gridare «giù le mani dai nostri figli», ma poi a autorizzare quegli stessi figli ad andare in tv o sul palco di una manifestazione politica. Anzi a spingerli, con la convinzione che sia una buona cosa perché «questi ragazzi hanno coscienza pubblica e morale». Riflettono le proprie convinzioni su ragazzini che non sono né più né meno che Ambra ai tempi di Non è la Rai : telecomandata dall'esterno. Non provassero a dire: «Ah, ma quelle ragazze erano frivole, questi ragazzi sono profondi». La profondità in questo caso è un pozzo in cui sprofondano i valori che le stesse famiglie sostengono di voler difendere: mandare un bambino in tv o in un palasport a parlare di politica è un disvalore, sempre e comunque.

Qualcuno, nostalgico, rimpiange i tempi di quando i comunisti i bambini se li mangiavano. Ma Formigli è troppo giovane per essere un vero comunista, così i bambini li fa lavorare. Sfruttamento? No, opportunità.

E poi visto che qui non si trova un'opposizione vera, con un futuro davanti, tanto vale costruirsela in casa. È la cantera a cinque stelle, solo che invece del tiki-taka si insegnano i principi del «vaffa» grillino. Benvenuti nella piccola Italia.

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