Vladimir Putin è un criminale di guerra e per questo deve essere arrestato. Non è più un hashtag sui social network o l'accusa di qualche membro dello stato maggiore ucraino. Adesso l'etichetta di criminale associata al leader russo è stata ufficialmente apposta dalla Corte penale internazionale dell'Aja che ha spiccato per lui un mandato di arresto internazionale. Dopo un inchiesta partita subito dopo l'invasione dell'Ucraina, l'accusa per Putin, nello specifico, è quella di aver deportato migliaia di bambini ucraini in Russia. Stessa accusa contestata anche a Maria Lvova-Belova, commissaria di Mosca per i diritti dei bambini. Almeno 16mila i minori deportati, secondo le stime di Kiev.
Le verifiche sono state lunghe e complesse. E non hanno lasciato dubbi. I tre giudici, l'italiano Rosario Aitala, la giapponese Tomoko Akane e il costaricano Sergio Ugalde, dopo aver superato anche i dubbi sulla procedibilità e gli aspetti giuridici, hanno accolto le richieste del procuratore spiegando che questo filone di indagine ha sempre avuto la priorità perché «bambini e adolescenti non possono essere trattati come bottino di guerra». Del resto il rapporto dell'Onu era lampante. «Le situazioni esaminate riguardanti il trasferimento e la deportazione di bambini, violano il diritto umanitario internazionale e costituiscono un crimine di guerra», si legge nel report. Secondo i giudici il commissario russo per i diritti dei bambini Maria Lvova-Belova, avrebbe ordinato l'invio degli adolescenti e dei bambini nelle strutture controllate da Mosca sin dalle prime settimane dopo l'invasione dell'Ucraina con Putin che ha firmato un decreto per facilitare le procedure e fare ottenere agli ucraini la cittadinanza russa. Prima di essere affidati a famiglie russe per l'adozione definitiva, i bambini sono anche passati per dei campi di rieducazione. In pieno stile Unione Sovietica. I ricercatori dell'università di Yale hanno individuato addirittura 43 strutture di detenzione e rieducazione sparse in varie città russe di cui un paio in Siberia. Esattamente quanto denunciato da numerose comunità locali ucraine che hanno visto bambini e ragazzi sparire da un giorno all'altro, senza nessun consenso da parte delle famiglie e con la promessa che si trattasse di un affido temporaneo per evitare la guerra. Tutte balle.
Niente immunità, perché ai capi di Stato non viene riconosciuta l'immunità nei casi che coinvolgono crimini di guerra, contro l'umanità o genocidio. Avrà difficoltà ad andare all'estero Putin, anche per partecipare ai vertici internazionali. Il leader russo finirebbe in manette nei 123 Paesi che hanno ratificato lo Statuto di Roma, trattato che regola i mandati d'arresto internazionali. Non correrà pericoli in Cina e in Iran ma anche negli Usa e, paradossalmente, in Ucraina. Off limits invece l'intera Unione Europea. Se proprio l'Ue esulta per il mandato d'arresto («È solo l'inizio», dice l'Alto rappresentante Borrell), e Zelensky parla di «decisione storica», mentre Putin tace scatta la difesa d'ufficio di collaboratori e lacchè del leader. «Decisione nulla, oltraggiosa e inaccettabile. La Russia non riconosce la giurisdizione di questo tribunale», dice il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. «Non c'è bisogno di spiegare dove dovrebbe essere usato questo documento», scrive su Twitter il vicepresidente del Consiglio di sicurezza Dmitry Medvedev, postando un emoji della carta igienica. Immancabile l'intervento di Maria Zakharova, yes woman del Cremlino. «Le decisioni della Corte penale internazionale non hanno alcun significato per il nostro Paese», ha detto.
Ma i problemi per lo Zar non finiscono qui. Molto presto infatti Kiev avrà a disposizione i caccia europei. Proprio come i carri armati Leopard, dopo i tentennamenti, stanno arrivando i prima via libera da diversi Paesi. La Polonia, esattamente come con i tank, ha rotto il fronte del «no» e ora anche la Slovacchia ha annunciato l'invio dei Mig.
Pure la Danimarca si è detta disposta ed altri potrebbero seguire a breve mentre Stati Uniti e Germania continuano a nicchiare. Per ora. Ma in fondo, chi soltanto un anno fa si sarebbe aspettato che Putin venisse ufficialmente additato come criminale di guerra? La storia, come la guerra, può cambiare rapidamente.
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