"Basta con la Dad". Dal ministro al Cts appello sui vaccini per 215mila prof

Bianchi chiede una precisazione agli esperti sul ritorno in classe a settembre. Figliuolo vuole chiudere l'immunizzazione dei docenti scoperti. Le iniezioni per i ragazzi sono molto in ritardo

"Basta con la Dad". Dal ministro al Cts appello sui vaccini per 215mila prof

Un parere sulla scuola il Comitato tecnico scientifico lo ha già dato qualche giorno fa: distanziamento e mascherine, come l'anno scorso. In altre parole: didattica a distanza, perché le aule sono sempre quelle e anche i trasporti. Ma per il ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi l'obiettivo a settembre è tornare in presenza, per questo chiederà al Cts una «precisazione» che tenga conto dell'andamento delle vaccinazioni.

Non si parla ancora di obbligo vaccinale, ma è chiaro che soltanto l'immunizzazione completa del popolo della scuola potrebbe consentire una ripartenza in sicurezza, soprattutto ora con la variante Delta che si diffonde a vista d'occhio e colpisce di più i giovani, i meno protetti. «Il parere è stato dato senza considerare le vaccinazioni, ma dato che le somministrazioni stanno andando avanti, noi chiederemo al Cts che ci formuli anche questa ipotesi», spiega Bianchi. Senza avere un quadro completo della situazione non si può pensare alle misure di prevenzione necessarie per tornare in classe senza rischi. Quanti saranno a settembre i giovani messi in sicurezza? Sarà questa percentuale a fare la differenza tra un rientro in condizioni normali e un avvio con le medesime problematiche dello scorso anno. Altro tema importante è la copertura vaccinale del personale scolastico, al momento immunizzato al 73%. «Dobbiamo cercare di convincere quei 215mila insegnanti e speriamo di arrivare almeno a 180/190mila vaccinati. Questo ci permetterà di arrivare in sicurezza all'apertura delle scuole. E con una buona copertura di oltre il 80% degli operatori scolastici ma anche di giovani dai 12 anni in su, avremo una buona sicurezza di ritornare a scuola in presenza e anche con scarse limitazioni», dice il commissario Francesco Paolo Figliuolo. Il generale sta sollecitando tutte le Regioni ad incentivare con ogni mezzo le vaccinazioni degli operatori scolastici che mancano all'appello. In alcune, come il Lazio dove la percentuale di copertura è al 99,8%, non ce n'è bisogno, ma in altre la percentuale è sotto l'80%. Senza avere dati certi dell'immunizzazione dei docenti, del personale e degli studenti è difficile per i presidi pensare a come organizzare le attività scolastiche.

«La percentuale di alunni over 12 vaccinati è ancora esigua e non sappiamo quanti di loro, da qui a settembre, saranno vaccinati. Poi c'è l'incognita delle varianti. Ciò complica inevitabilmente l'operatività delle scuole», dice il presidente dell'associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, chiedendo l'immediata convocazione di un tavolo ministeriale sul protocollo di sicurezza da adottare nelle scuole per il rientro a settembre. Servono indicazioni chiare sulla gestione della ripartenza e «soluzioni per superare le criticità che hanno costretto tanti, troppi studenti a stare lontano dalle aule». Non parole, ma «azioni concrete». La Dad è stata utile in emergenza, all'inizio della pandemia, ma adesso i presidi non ne vogliono più sentire parlare. «Pensare che di nuovo a settembre le lezioni comincino a distanza significa che evidentemente la scuola interessa meno di altre situazioni e che le istituzioni in questo anno e mezzo non hanno fatto nulla», tuona Mario Rusconi, che guida l'associazione presidi del Lazio. Il ministro assicura che il governo sta lavorando per un ritorno in presenza.

Il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, garantisce che è anche una delle priorità del premier Mario Draghi e che ci sono le condizioni per centrare l'obiettivo. «Abbiamo due mesi davanti per proseguire con la campagna vaccinale», dice.

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