Berlino, un anno senza Angela Merkel. Scholz naviga a vista e perde consensi

Il cancelliere ha speso centinaia di miliardi per le emergenze della guerra: gas, armi e inflazione. Ma guadagnano solo i Verdi

Berlino, un anno senza Angela Merkel. Scholz naviga a vista e perde consensi

Il governo di Olaf Scholz compie un anno domani ed è tempo di bilanci. Quella del primo cancelliere del dopo-Merkel, un socialdemocratico, e dei suoi alleati verdi e Liberali (Fdp) non è stata una passeggiata. Il patto di coalizione era tutto incentrato sulle riforme per modernizzare il Paese dalla digitalizzazione alle rinnovabili ma per gran parte dei primi 12 mesi al potere Berlino si è occupata quasi solo del conflitto russo-ucraino, dell'invio di aiuti militari e della crisi energetica di una Germania scopertasi drammaticamente dipendente dal gas russo.

Sfide urgenti e dalle risposte difficili che hanno messo in luce le vistose differenze soprattutto fra ecologisti e Fdp. Un curioso contrappasso: quando a fine 2021 la Spd di Scholz vinse di misura sulla Cdu degli eredi di Angela Merkel, furono proprio verdi e Liberali a negoziare fra di loro e a decidere che si sarebbero alleati con la Spd. La navigazione «a vista» dettata dall'emergenza ha rivelato invece che Verdi e socialdemocratici hanno molto più in comune fra loro rispetto ai Liberali, che si trovano «prigionieri» di un'alleanza spostata a sinistra. E le liti non finiscono mai: sul nucleare rilanciato per far fronte alla crisi energetica e sul ritmo degli aiuti a Kiev nei mesi passati come anche sul reddito di cittadinanza e la naturalizzazione degli stranieri. Pochi giorni fa Scholz si è fatto i complimenti da solo ricordando come il suo governo abbia per esempio fatto costruire in tempi record impianti per la rigassificazione di gnl, adottato un pacchetto da 104 miliardi per le rinnovabili, uno da 100 miliardi per rilanciare una Bundeswehr molto arrugginita, uno da 200 miliardi per sostenere imprese e famiglie minacciate dall'inflazione. I pacchetti di Scholz sono stati finanziati alla voce «fondi speciali» così che il governo può continuare a parlare di conti in ordine un trucco denunciato giorni fa dalla Corte dei conti federale ma intanto la spesa per interessi della Germania è passata da 4 miliardi nel 2021 a oltre 40 nel 2023.

È vero però quanto osservato dal cancelliere in un suo editoriale pubblicato lunedì da Foreign Affairs: il mondo sta affrontando un «cambiamento tettonico epocale». Parole forse trovate per rintuzzare le critiche di chi, polacchi in testa, vorrebbe una Germania più atlantica e meno filo-russa. Anche la Spd del cancelliere sembra aver lentamente capito che Mosca non è più quel partner che si sperava sarebbe diventata con la fine del comunismo, e oggi Scholz afferma che Berlino «difenderà ogni centimetro quadro di territorio della Nato».

Ma se la sfida geopolitica è comune a tutta l'Europa, a Berlino Scholz è politicamente isolato né gode dell'ineguagliabile popolarità di Merkel. La Spd non è abbastanza moderna e digitale come la Fdp ma neppure ecologista e atlantica come lo sono i Verdi tedeschi, che nel frattempo lavorano per sfilare la questione sociale dalle mani dei socialdemocratici.

Un anno dopo il giuramento la Spd è scesa al 20% perdendo 5 o 6 punti a favore proprio degli ecologisti, la seconda gamba della coalizione, oggi più avanti nei sondaggi. Se Scholz non invertirà la tendenza, alle elezioni di fine 2025 della Spd sarà rimasto ben poco.

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