Berlusconi avverte la Lega: "Bertolaso non si discute"

Il Cavaliere attende l'esito della consultazione del Carroccio su Roma ma non vuole cedere sull'ex sottosegretario. E il candidato rilancia: "Vado avanti come una ruspa"

Berlusconi avverte la Lega: "Bertolaso non si discute"

Berlusconi va avanti per la sua strada. «Bertolaso è uomo del fare. È lui il nostro candidato»: questo il pensiero dell'ex premier, per nulla impensierito dalle miniprimarie indette dalla Lega nella Capitale. Certo, Berlusconi aspetterà di vedere l'esito della consultazione salviniana che questa sera darà il verdetto sul gradimento dell'ex capo della protezione civile. Ma qualunque sia il risultato il Cavaliere non ha intenzione di fare marcia indietro su Bertolaso. Per Forza Italia sarà lui a correre: punto e basta. È ovvio che qualora dai gazebo dovesse venire una bocciatura di Bertolaso l'alleanza - quanto meno su Roma - rischi di sfaldarsi; ma Berlusconi non se ne cruccia più di tanto. Almeno per ora. Saranno valutazioni da farsi nelle prossime ore per capire se l'«effetto Roma» potrebbe avere delle conseguenze anche altrove. Un'ipotesi che lo stesso Salvini non vuole perché mettere a repentaglio anche l'accordo su Parisi, a Milano, sarebbe un'operazione di autolesionismo. «È sbagliato legare il destino di Roma a Bologna, Cagliari o Trieste. Per ogni città va trovata la soluzione migliore, punto».

Il problema è chi decide quale sia la soluzione migliore ed è qui che le visioni di Berlusconi e Salvini divergono. Di sicuro l'ex premier non ama i continui smarcamenti del capo della Lega che sembra più intenzionato a ferire l'alleato che non a battere la sinistra. Salvini, dal canto suo, non vuole apparire come quello a cui è stato imposto il candidato della Capitale. Bertolaso fa spallucce e continua la sua campagna elettorale come se nulla fosse e dice: «Siamo in democrazia e ciascuno fa quello che vuole. Io vado avanti come una ruspa perché dobbiamo risolvere i problemi di Roma, non quelli della Lega». Poi si tuffa nei problemi della gente, quasi a snobbare la politica politicante dei partiti. Parla di mafia: «È davanti agli occhi di tutti che a Roma c'è la mafia. C'è la mafia e anche la malavita diffusa e il racket: ci sono mendicanti e lavavetri, bambini sfruttati e che sono in mano a delinquenti»; di bilanci: «La città è fallita, è in bancarotta. Per questo dovremo stringere la cinghia cercando di rientrare di qualche quattrino. Prima del sogno c'è la realtà. Ma rimettere a posto il manto stradale o riorganizzare la viabilità non è troppo costoso e qualche lira sappiamo come recuperarla per esempio con i proventi delle multe ma bisogna mettere in campo il controllo»; e di squadra futura: «Il suo soprannome è doberman, è una donna ingegnere che ha lavorato con me a L'Aquila e che ora lavora in Emilia dopo il terremoto. Ha costruito e sta costruendo scuole, case, palestre. La porterò con me in Campidoglio».

Probabile si tratti di Manuela Manenti, ingegnere marchigiana e braccio destro dell'ex capo della protezione civile ai tempi del terremoto in Abruzzo.Berlusconi apprezza ma per adesso si tiene a distanza dalle beghe delle amministrative e parla di politica nazionale. «Ci attendono tre appuntamenti elettorali importanti: le prossime amministrative che riguardano 13 milioni di elettori, il referendum di ottobre sul pasticcio inaccettabile della modifica del Senato e poi le elezioni nazionali», dice in un collegamento telefonico a Bari per inaugurare una nuova sede di Forza Italia.

E ancora: «Dopo il referendum ci sarà la possibilità di andare al voto politico perché, una volta che Renzi avrà perso, il capo dello Stato non potrà esimersi dallo sciogliere le Camere e andare alle elezioni. Prepararsi è fondamentale e il lavoro tra la gente e sul territorio sarà decisivo».

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