Prove di disgelo Parisi-Forza Italia. Berlusconi blinda l'ex manager e rassicura la classe dirigente del partito: c'è posto per tutti. Il Cavaliere, lasciato il buen retiro della Costa Smeralda, torna ad Arcore e continua a predicare l'unità. La presenza e il ruolo futuro di Mister Chili, che lavora nel massimo riserbo alla preparazione della sua convention di Milano, continua a provocare fibrillazioni tra gli azzurri. Dopo la kermesse organizzata da Antonio Tajani a Fiuggi, prima occasione nella quale Parisi ha parlato di fronte alla quasi totalità della classe dirigente del partiti, si registrano toni meno ostili nei suoi confronti.
Ma non tutti i nodi sono sciolti. Le differenze tra visioni politiche e relative strategie rimangono. Un nodo è senz'altro il futuro rapporto con la Lega. Per il governatore della Liguria Giovanni Toti, per esempio, l'intesa con Salvini dev'essere il punto cardine da cui ripartire. Un patto di ferro senza se e senza ma. Per Mister Chili, invece, la strategia dev'essere differente. Non che Parisi auspichi la rottura con il Carroccio, anzi: sono stati e saranno anche in futuro dei preziosi alleati. Ma l'abbraccio con Salvini dev'essere muscolare e il contratto firmato con lui dovrà essere firmato da una posizione di forza, non di debolezza.
Anche perché una vera forza liberal popolare - questo il pensiero dell'ex manager - non può farsi trascinare su posizioni antieuropeiste. Il perimetro entro cui si muove Parisi ha uno spazio ben definito e si chiama Ppe. Anche perché sarebbe sciocco - come invece fa la Lega - esultare quando Angela Merkel riceve uno schiaffo dall'ultradestra tedesca. L'Afd (Alternativa per la Germania), che ha appena superato la Cdu nel land del Meclemburgo-Pomerania, è un partito che vorrebbe ricacciare tutti gli immigrati in Italia e che continua a predicare che i tedeschi non devono pagare neppure un euro per quegli «spendaccioni» degli italiani. Salvini, a braccetto con la Le Pen, esulta per la vittoria dell'Afd; Parisi no. E non vorrebbe che esultasse neppure il centrodestra di domani.
Intanto, nell'attesa della convention parisiana, è partito il balletto del «ci vado o no?». Con Gasparri che spiega il suo stare a casa: «È una forma di rispetto per la mission di Stefano.
Sbaglia chi va lì pensando che serva per accumulare crediti per la carriera come un corso di aggiornamento». E ancora: «Stefano eviti l'errore di diventare il capo di una corrente di Fi o del centrodestra, la calamita per il dissenso stagnante». E in molti stanno già facendo la fila per salire sul bus parisiano.
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