«Complimenti! Ti sei preso una bella gatta da pelare...». Silvio Berlusconi saluta Mario Draghi così e l'altro non perde la battuta: «Eh sì, se lo dici tu che sei stato tre volte presidente del consiglio...». Inizia così l'incontro nella sala della Regina di Montecitorio tra il capo del governo in pectore e il leader di Forza Italia che ha fortemente voluto un esecutivo così, sotto la guida del Migliore.
Il Cavaliere, venuto a Roma dopo un'assenza di un anno esatto, fa all'ex presidente della Bce gli auguri di buon lavoro e assicura: «Noi ci siamo e in parlamento faremo la nostra parte, con lealtà e spirito costruttivo». Sottolinea anche positivamente la svolta europeista di Matteo Salvini, che porta con Draghi la maggioranza del centrodestra. Approva il programma, mentre della squadra non si parla. Solo, il Cav lo sollecita «ad adottare scelte di grande profilo, tenendo conto delle indicazioni dei partiti, ma decidendo in piena autonomia».
All'uscita della delegazione di Fi, con il vicepresidente Antonio Tajani e le capigruppo Anna Maria Bernini e Mariastella Gelmini, Berlusconi un po' rauco dice alla stampa che quella di Draghi è «una risposta unitaria che avevamo chiesto per primi».
Con questa frase mette il suo suggello sul nuovo governo, rivendicando di aver spinto verso la soluzione delle larghe intese affidata a una personalità di altissimo livello come l'ex presidente della Bce, prima degli altri e quando molti spingevano e tramavano per altri scenari. Il leader azzurro riconosce a Sergio Mattarella di aver trovato la soluzione che il suo partito auspicava, rivolgendo a tutte le forze politiche l'invito «ad assumersi le loro responsabilità».
Il Cav spiega di aver confermato al presidente incaricato il sostegno di Fi. Per lui, «quello che nasce è un governo che si fonda sull'unità del Paese e delle forze politiche senza preclusione alcuna». Niente veti, nessun paletto. E infatti nella sala di Montecitorio ha riconosciuto nel programma di Draghi molto di quello azzurro, sulla necessità di affrontare con un passo ben diverso dal Conte2 Recovery fund e campagna vaccini, di fare le tre riforme di pubblica amministrazione, giustizia civile e fisco (anche se qui Draghi parla di progressività e sembra scartare la flat tax). È musica per le orecchie del Cav sentir dire che bisogna ridurre le tasse, soprattutto il cuneo fiscale e procedere all'insegna di europeismo e atlantismo, anche ambientalismo vabbè.
Una buona base di partenza c'è. Però, ancora una volta, Berlusconi sottolinea, ad uso di alleati, avversari ed elettori: «Questo naturalmente non significa la nascita di una maggioranza politica fra partiti alternativi fra loro per cultura, per storia, per valori di riferimento. È invece la risposta a una grave emergenza e durerà per il tempo necessario a superare questa drammatica crisi sanitaria, sociale ed economica. Una risposta credibile di fronte all'Europa e al mondo». L'orizzonte temporale ristretto, ma non troppo, è tutto in quel «tempo necessario». L'ex premier spiega: «La gravità dell'ora impone a tutti di mettere da parte i calcoli, le tattiche, gli stessi interessi elettorali per mettere al primo posto la salvezza del Paese. Se questo avverrà, sono certo che l'Italia riuscirà ancora una volta a risollevarsi e ad andare avanti».
Di Ue si parla molto con Draghi, che riconosce certi errori iniziali di Bruxelles nel piano vaccini e fa critiche alla campagna italiana che va a rilento, citando il «modello inglese», spiegando che da noi serve una nuova «logistica», un sistema capillare. Tajani, ex presidente dell'Europarlamento, sottolinea il ruolo di Fi nel Ppe e, riferendosi alla Via della Seta del M5S, che non si poteva seguire certe scelte del vecchio governo.
«La prima vera misura da adottare per superare la crisi economica - commenta la Bernini- è affrontare con risolutezza l'emergenza pandemica. Draghi su questo ha sposato in pieno la nostra posizione». E la Gelmini assicura: «Un confronto davvero positivo».
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