Un'urna apposita, consegnata dai funzionari della Asl di Monza per lui e la compagna. Silvio Berlusconi ha votato a domicilio, in elegante abbigliamento da casa nella sua villa di Arcore, perché in isolamento dopo essere stato colpito dal Covid, e a sentire chi gli è stato più vicino in queste ore e in questi giorni, non è difficile concludere che abbia votato No. Nelle telefonate fatte e ricevute, ha invitato ad andare al voto non lesinando le indicazioni del caso, ha fatto i complimenti a video elettorali che ripetevano di non far cadere la mannaia sulla testa dei parlamentari in assenza di ulteriori riforme e correttivi. «Non è opportuno politicizzare il Sì o il No» ha però chiarito in un'intervista al Giornale. E ancora: «È giusto che gli italiani si esprimano su un tema costituzionale in base alle loro convinzioni e non all'appartenenza politica». Un segnale di pace istituzionale, oltre alla consapevolezza che la vera partita politica si gioca sulle regionali, che tutti i sondaggi sul referendum davano i Sì in netto vantaggio sui No e che comunque sarebbe stata una battaglia in cui i voti finali non si contano ma si pesano.
Che le sue simpatie fossero orientate per il No è diventato di pubblico dominio con le inequivocabili parole di un'intervista a La Stampa del 18 settembre dal titolo: «Con il Sì al referendum ci rimette la democrazia». L'argomentazione: «Ribadisco le mie perplessità: un taglio dei parlamentari era nella nostra riforma del 2005, cancellata dalla sinistra. Ma era una riforma organica, completa. Questa invece è solo una restrizione degli spazi di democrazia, di rappresentanza e di libertà».
In Forza Italia è rimasta sempre la libertà di scelta tra coloro che preferivano il taglio lineare e chi ne temeva le conseguenze negative. Come in quasi tutti gli altri partiti, anche gli azzurri si erano espressi per il Sì all'inizio della vicenda parlamentare, in altro clima politico, di attesa della legge elettorale e delle altre misure di compensazione costituzionale non ancora arrivate, ma sempre con libertà di voto per Forza Italia. Si era subito distinta una discreta pattuglia di irriducibili del No guidati da Renato Brunetta, Simone Baldelli, Andrea Cangini, Deborah Bergamini. Da allora il mondo è cambiato, il Covid ha travolto il passato, le riforme non sono arrivate.
Al di là dei risultati, non è la prima volta che Berlusconi fa propria una causa a dir poco impopolare.
È accaduto ad esempio con la tragica storia di Eluana Englaro. Ieri ha commentato così la morte della fondatrice del Manifesto, Rossana Rossanda: «Una donna che seppe coltivare due grandi virtù: coerenza e libertà di pensiero», «rispettata da amici e avversari».
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