Berlusconi serra i ranghi: Forza Italia rispetti il Patto

L'ex premier ascolta Fitto e le ragioni dei suoi parlamentari, ma ribadisce: mi aspetto che il partito resti compatto sul Nazareno. La prossima settimana vertice coi gruppi

Berlusconi serra i ranghi: Forza Italia rispetti il Patto

Serrare le fila di Forza Italia. Questo l'obiettivo principale del Cavaliere che, ancora mercoledì sera, assiste all'ennesimo violento battibecco tra i suoi. Protagonisti i due big azzurri Renato Brunetta e Denis Verdini. Il primo, fedele all'ex premier ma arci-critico su Renzi; e il secondo, strenuo difensore dell'accordo col premier. Poi, ieri, il summit con Raffaele Fitto, generale pugliese che guida la truppa dei dissidenti. Tra Berlusconi e Fitto un'ora e mezza di faccia a faccia: forse il primo, visto che fino a ieri non era mai accaduto che i due si vedessero da soli. Le posizioni dei fittiani sono note da tempo e di certo non cambiano: Italicum e nuovo Senato sono due riforme pasticciate e appoggiarle significa far perdere ulteriori consensi a Forza Italia già in crisi, a tutto vantaggio di chi fa opposizione vera, Lega in testa. Berlusconi ascolta, riflette, in parte condivide le obiezioni dell'eurodeputato pugliese e non nasconde le sue perplessità di fondo sul patto del Nazareno. Perplessità sottolineate al Cavaliere anche dai leghisti Calderoli e Bossi ospiti a Grazioli qualche sera fa. Tuttavia non cambia idea: «Il patto va onorato e mi aspetto che Fi mi segua senza distinguo», è il pensiero dell'ex premier.

Anche mercoledì sera Berlusconi ascolta le obiezioni dei fittiani durante un incontro con i senatori riuniti al parlamentino di Palazzo Grazioli. Cinzia Bonfrisco si fa portavoce dei «malpancisti» e parla a nome di tutti; punta il dito contro il premio alla lista: «Così siamo destinati alla perenne sconfitta. Come facciamo a votarlo?». Nel dibattito interno dicono la propria pure il critico Augusto Minzolini, il «fluttuante» Sante Zuffada, il toscano Riccardo Mazzoni e il campano Ciro Falanga. Ma è quando prende la parola Mario Mauro che si accende la miccia. Parentesi: ha un significato tutto politico che all'incontro con i senatori azzurri partecipino anche i Popolari di Mauro (D'Onghia e Di Maggio, ndr ) e i senatori di Gal. Segnale, questo, della necessità di compattare il più alto numero di senatori possibile. Mauro va dritto al cuore del problema: «Cosa facciamo se ci sarà il premio alla lista? Lo votiamo?». Risponde Verdini che si alza in piedi: «Ma certo che sì. Avete presente i nostri numeri o no? C'è un accordo con Renzi che dobbiamo mantenere». Brunetta, seduto accanto al Cavaliere, scatta come una molla: «Ma questo non è un accordo. Qui c'è un contraente che unilateralmente, ogni due per tre, fa modifiche al testo. Che roba è?». La tensione tra i due sale alle stelle.

Berlusconi medita, ascolta tutti, rinnova l'appuntamento coi suoi per martedì e mercoledì prossimi ma pensa soprattutto al capo dello Stato. Troppo importante non ritrovarsi al Quirinale un personaggio ostile. Ma serve tempo per trovare la quadra nel partito. Così, mentre Daniela Santanchè chiede una bussola («È ora di chiarirci al nostro interno e di sapere se continuiamo col patto del Nazareno e con gli impegni che abbiamo preso o abbiamo cambiato idea»), Brunetta pretende un time out : «Forza Italia ha chiesto di sospendere i lavori dell'Aula della Camera sulle riforme per mercoledì prossimo, dalle 15 alle 20, per consentire al nostro gruppo di poter incontrare il presidente Berlusconi e confrontarci».

E ancora: «Siamo assolutamente compatti sul premio di maggioranza alla coalizione e non alla lista e penso che anche al Senato sarà necessario richiedere delle pause parlamentari». Ostruzionismo? O normale prassi? Comunque la si legga il cammino del patto del Nazareno è decisamente faticoso.

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